La Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici del 2021 (COP26) si è conclusa da qualche settimana con l’obiettivo programmato di verificare gli impegni sottoscritti cinque anni fa (+1 di pandemia) nell’accordo di Parigi, nel 2015.

Gli accordi di neutralità climatica e contrasto agli effetti dei cambiamenti climatici non sembrano essere stati sufficienti e da molte parti si leggono le parole “fallimento” e “bla bla”.

Da una parte si respirano i venti ribelli dei giovani militanti per il clima e la de-carbonizzazione subito e ora, dall’altra il pragmatismo economico e politico che vuole far quadrare i conti e i programmi di sviluppo nazionali.

In mezzo ci sono le persone comuni di questo pianeta, che non hanno scelto da che parte stare, ma che si trovano catapultati in un‘epoca storica piuttosto critica e gonfia di tanto fragore sociale. Le proposte del mercato sono tante, tantissime e la parte più fragile fa fatica ad avanzare nella direzione della salute o della malattia, della buona o della cattiva conoscenza.

Di recente attualità in tutto il mondo è il rinnovato ottimismo di governi e cordate private alla nuova corsa all’energia nucleare da fissione, snocciolando nuovi investimenti miliardari verso presunte nuove tecnologie sicure ed efficienti.

Si sta parlando molto di nuovi reattori da costruire come soluzione transitoria verso l’utilizzo di fonti di energia pulita, per la soluzione al problema delle emissioni nocive nell’atmosfera.

Noi crediamo che si stiano misurando solo pochi parametri per giudicare sufficientemente pulita e sicura questa tecnologia. Non si può parlare di transizione ecologica se si deve fare i conti con l’eredità delle scorie radioattive a futuro o del rischio radioattivo quotidiano.

Tra le fila delle stesse manifestazioni ecologiste degli ultimi anni a gran voce si auspica un piano di ristrutturazione economica e di valori per un futuro davvero sostenibile, ma allo stesso tempo si riconosce la validità di preservare lo status quo della tecnologia nucleare in grado di permettere una transizione più tollerabile dai vari paesi.

Per Mondo senza Guerre e senza Violenza questo tentativo di forzare la mano per raggiungere un risultato strategico nel breve tempo rischia di produrre l’effetto contrario. Tempo e denaro spesi in tecnologie che potrebbero diventare già superate prima di andare in produzione.

Alla radice dei nostri principi c’è l’evolversi della specie umana, per l’eliminazione completa dei conflitti interpersonali e armati in tutto il mondo. Il rischio di una guerra nucleare è il più alto da quando esistono queste tecnologie. Una guerra nucleare rischia di scoppiare anche per errore umano o artificiale (nessuna macchina è infallibile).

Un conflitto nucleare anche limitato provocherebbe – oltre alle vittime e alle devastazioni immediate – sconvolgimenti atmosferici globali e a lungo termine.

Noi ci opponiamo alla proliferazione di armi nucleari e appoggiamo la loro progressiva eliminazione. La storia dimostra che il disarmo si ottiene grazie alla diplomazia e non agli interventi militari. Abbassare le tensioni internazionali è ciò che aprirà il futuro dell’umanità. È tempo che i cittadini chiedano ai loro politici di risolvere i conflitti e non di aumentarli.

Come attivisti mettiamo in primo piano il valore della vita umana, la nonviolenza e la fine dei conflitti armati come strumenti di risoluzione dei contrasti internazionali.

Le armi nucleari e un potenziale conflitto atomico costituiscono senza dubbio una delle maggiori minacce di annientamento del mondo attuale, producendo danni e sofferenze indicibili.

Alcuni punti chiave della nostra azione sono:

  1. i Paesi in possesso di armi nucleari devono rinunciare alla politica del primo uso, riducendo l’importanza delle armi nucleari nelle loro dottrine militari, eliminando lo stato di allerta e cancellando i piani di investimento nella modernizzazione dei loro arsenali;
  2. tutti i Paesi del mondo devono appoggiare la proibizione delle armi nucleari e si devono impegnare a vietare la produzione e l’uso, tramite la ratifica del Trattato Internazionale Proibizione delle Armi Nucleari del 2017;
  3. i Paesi produttori di energia nucleare devono rivedere la loro politica energetica ed adottare la possibilità di utilizzare fonti di energia pulita e sostenibile, sostituire gradualmente la loro dipendenza dai programmi nucleari, legati alla proliferazione.

Dire sì al disarmo vuol dire riscoprire la razza umana. Per evitare la catastrofe atomica futura, dobbiamo smantellare gli arsenali atomici oggi.

Eliminare le guerre e gli strumenti di guerra rappresenta l’uscita definitiva dalla preistoria umana e un passo da gigante nel cammino evolutivo della nostra specie.  Un “mondo senza guerre” è una proposta che guarda al futuro affinché il dialogo vada a sostituire la violenza.

Il divieto delle armi nucleari, rappresentato dal Trattato di Proibizione delle Armi Nucleari, è una speranza di futuro che unisce i popoli del mondo per difendersi dalle potenze nucleari.

Al di là dei confini sta prendendo forma una Nazione Umana Universale, dove essere umani in armonia con l’ambiente costruiscono un sistema economico equo. Non è indifferente ciò che facciamo oggi: scegliamo un percorso evolutivo e aperto all’umanità e smantelliamo gli arsenali di morte e distruzione.