Galileo: “No, no, no! La verità riesce ad imporsi solo nella misura in cui noi la imponiamo;

la vittoria della ragione non può essere che la vittoria di coloro che ragionano.

Tu parli dei contadini dell’Agro come se fossero il muschio che alligna sulle loro capanne!

A chi mai può passare per la mente che ciò che a loro interessa, non vada d’accordo con la somma degli angoli di un triangolo?

Certo che, se non si agitano, se non imparano a pensare, poco può aiutarli anche il più efficace sistema d’irrigazione.

Per tutti i diavoli, vedo bene che sono ricchi di divina pazienza; ma la loro divina furia, dov’è? ”

[Bertol Brecht, Vita di Galileo]

Per commentare adeguatamente la Direttiva1 del Ministro “della Guerra” Guerini – che innalza “la Difesa e la ‘sua’ industria a un valore aggiunto per il Paese” – devo prenderla un po’ alla larga.

Una premessa: ormai il termine “Difesa” è una mistificazione talmente comune che è stata introiettata, forse pochi pensano che si tratti (e non solo in Italia) in realtà di un “Ministero della Guerra”; che spesso le guerre le fa davvero. Le parole non sono neutre, veicolano significati, e i messaggi sono subdoli. Soprattutto con la realizzazione dell’Esercito professionale, proiettato in missioni internazionali, tutti i sistemi d’arma innovativi di cui è dotato il nostro esercito hanno una precisa funzione offensiva (conforme ovviamente alla mutazione della NATO come alleanza offensiva). Durante il Ventennio per lo meno certe cose venivano chiamate col loro nome, Ministero della Guerra, non c’erano equivoci. Dovrebbe essere una rivendicazione dei pacifisti di ritornare a questo nome, non avendo la forza per ora di invertirne il ruolo. Mi sembra intuitivo che un cacciabombardiere, una portaerei, non hanno una funzione “difensiva” (per non parlare delle testate termonucleari B-61-12 trasportate dagli aerei della nostra aeronautica nella base di Ghedi Torre).

Ma vorrei appunto prenderla un po’ alla larga, contando che qualcuno più competente di me commenti nel merito la Direttiva e l’industria della… Guerra.

Non ha fatto un grande exploit il Ministro “Guerrino” ad assegnare il valore alle armi, semplificando le circonlocuzioni ingannevoli, “industria delle Difesa” (della GUERRA appunto), valore “aggiunto”: parliamo come mangiamo, il valore (economico) della guerra, perché a questo servono le armi.

“Guerrini” si adegua al linguaggio mistificatorio generale, che a tutto attribuisce un “valore”, economico-commerciale, ça va sans dire. Ormai sappiamo che dobbiamo tremare ogni volta che ci viene detto che c’è qualche cosa da “valorizzare”: valorizzare un’area, un terreno, o qualsiasi cosa significa devastarla, stravolgerla, snaturarla, trarne profitto! Non certo “valorizzare” il suo ruolo sociale, ambientale, naturalistico.

La novità, semmai, è che la guerra viene ufficialmente equiparata alla speculazione urbanistica, terriera, ambientale, e via dicendo: si potrebbe dire “Crimini di guerra uguali a crimini di pace”. Ricordando il famoso detto di von Clausewitz che la guerra non sarebbe che la continuazione della politica con altri mezzi, oggi, nel tripudio neoliberista e neocolonialista, ha ragione “Guerrini” a rivendicare il valore della produzioni belliche.

Il ragionamento che volevo proporre è di riportare questa “novità” nel contesto della politica governativa, tanto più in questo momento decisivo dell’arrivo dei miliardi del Pnrr e del Next Generation Eu. Non so quanti si rendano conto realmente di cosa comporti questo governo, che qualcuno chiama inspiegabilmente, e strumentalmente, il “Governo dei migliori”, nato, imposto e accettato nei modi che sappiamo (o qualcuno lo ha dimenticato? Alla faccia della volontà elettorale che decide): io non ho dubbi che questo governo attuerà certo una trasformazione profonda del Paese, ma per consolidare in modo irreversibile il sistema neoliberista, gli interessi dei poteri finanziari, le divisioni e sperequazioni di classe, l’attuazione sfondando ogni resistenza dei progetti (spesso in stallo da anni, anche per intrinseche carenze progettuali) destinati a stravolgere e devastare ulteriormente il Paese, eliminando lacci e lacciuoli. Non è questa la sede per richiamare ad esempio la scandalosa sproporzione fra gli investimenti previsti fra l’attuazione delle grandi opere infrastrutturali e il (dis)servizio sanitario pubblico: abbiamo passato mesi a dire “niente deve essere come prima”, ma molti segnali indicano che potrà essere “peggio di prima”.

Al valore aggiunto della Guerra reclamato da “Guerrino” si può, si deve, contrapporre il valore sottratto ai servizi sociali, alla salute (che è valore diverso della “sanità”): mentre si ciancia di transizione verde, Peacelink ci rammenta giustamente che con mezzo Paese che va a fuoco l’Italia ha 716 aerei da combattimento ma solo 15 aerei per spegnere gli incendi (https://www.peacelink.it/disarmo/a/48650.html).

Ho criticato in altre occasioni il ministro della Transizione tecno-green-washing “Cingolato” che più di ogni altro è espressione dell’Industria della Guerra: e si vede! Nell’intervista a La Stampa2 dichiarava senza infingimenti “sono un tecnico scelto dal [banchiere, nota mia] presidente del consiglio. …La politica dà delle priorità, io cerco di assecondarle tutte”: come se le scelte fossero neutre e non esistessero i poteri forti e finanziari che le impongono, rispolverando una vecchia verità, i danculi e i piglianculi. Il linguaggio bellico si addice evidentemente al manager di Leonardo: “La transizione ecologica potrebbe essere un bagno di sangue“. Insomma, guerre all’interno, all’esterno missioni militari e business dell’esportazione di armi.

Il governo e “questo Parlamento, democraticamente eletto, non si smentiscono su chi deve o non deve “versare il sangue”, avendo appena ribadito la tagliola prevista dalla riforma Cartabia per i processi legati ai reati ambientali: messaggio inequivocabile, i grandi inquinatori saranno impuniti, anche i reati ambientali sono evidentemente un valore aggiunto! Sia chiaro dunque, per “valorizzare” (dal punto di vista del profitto) è necessario devastare la natura e l’ambiente.

E il lavoro: le morti sul lavoro sono un bollettino di guerra che non sembra preoccupare più di tanto il governo (per dire il vero, neanche quelli precedenti), sono un valore aggiunto per il Paese, perché è evidente per chiunque che rafforzare le leggi e i controlli sul lavoro diminuirebbe la produttività e la profittablità. Anche questo una connotazione di classe del “bagno di sangue”. Che si sta rovesciando sempre più sui lavoratori: licenziare è una necessità per una classe imprenditoriale che conosce solo la pratica di spremere il lavoro riducendo l’occupazione, per poi magari delocalizzare dove si può sfruttare meglio la mano d’opera e i controlli sono – al peggio non ci sono limiti – minori che da noi. Come, del resto, il valore aggiunto per “Guerrino” sta nel fornire armamenti per sterminare popoli.

Rimanendo alle ultime notizie, torna perfettamente che il governo di un banchiere rinunci all’opzione che il Monte dei Paschi rimanga in mano pubblica con un ruolo di supporto all’economia nazionale e alla realizzazione del Pnrr: nessun intralcio ai privati!

Tutto torna, a voler leggere le cose nella loro sostanza.

Del resto, e per finire, si pensi alla scuola: quale valore più grande dovrebbe esserci per una collettività? Eppure è evidente che non è così. Piovono i soldi per il valore dell’industria della Guerra, piovono i soldi per il valore di devastazione delle Grandi Opere, ma (come avviene da 80 anni) non ci sono soldi per dimezzare le classi pollaio, è evidente che la cultura, la formazione e la maturità delle/dei giovani NON SONO UN VALORE sul quale valga la pena investire. Anzi, i “cambiamenti” nella scuola (per carità non chiamiamoli “riforme”, che sono un’altra cosa) da lungo tempo sono volti a “preparare” una forza lavoro docile e flessibile, che è l’esatto opposto della “cultura” e della “formazione”.

“Guerrini” ha fatto un primo passo di chiarezza (se la gente vuole intendere), sarebbe molto sano se lo si facesse anche per gli altri settori, perché i valori del Ventennio dominano ancora, “con altri mezzi” come diceva von Clausewitz.

1. https://www.difesa.it/Documents/Direttiva_Ministro_Guerini2907.pdf

2. “Roberto Cingolani: ‘La rivoluzione verde rischia il fallimento, serve una svolta europea’”, La Stampa, 1 luglio 2021, https://www.lastampa.it/topnews/primo-piano/2021/07/01/news/roberto-cingolani-la-rivoluzione-verde-rischia-il-fallimento-serve-una-svolta-europea-1.40447535?ref=LSHAP-A-S4-T1&awc=9417_1627938247_fd93c9b07b12bc1b32fa877244353f84.