Si può partire dagli “Ultimi”? Si DEVE. Sopratutto se questi “Ultimi” “sono stati resi poveri, non sono poveri”, come precisato da Giuseppe Falcomatà, sindaco di Reggio Calabria, ieri, nel giorno di apertura del controvertice “The Last Twenty” (https://thelast20.org/): un evento che “(…) non vuole essere in contrapposizione con il G20, ma un modo diverso di guardare il mondo”, ha precisato il vice Sindaco di Reggio, Tonino Perna.

Rappresentanti di 20 Paesi (17 africani e 3 asiatici), associazioni e ONG, esponenti delle Istituzioni e società civile, sono giunti da varie parti d’Italia e d’Europa al fine di partecipare attivamente alla prima tappa calabrese di questo Summit itinerante che proseguirà a Roma (10-12/9), in Abruzzo e Molise (17-21/9), a Milano (22-26/9) per concludersi a S.M. di Leuca (2-3/10) con la stesura di un documento unitario in vista del vertice del G20 che si svolgerà a Roma a fine ottobre.

”The Last Twenty” ha iniziato il suo viaggio, non a caso, dal Sud Italia, segnatamente dalla Calabria, una delle ultime regioni in termini di servizi pubblici e indici economici, una terra che sente improrogabile l’urgenza di un riscatto. “Una terra che ha una lunga storia di accoglienza e che è frutto di secoli di contaminazioni”, ha ricordato, sempre ieri, il sindaco Falcomatà.

La cerimonia di apertura è iniziata con la lettura del messaggio inviato dal Ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale Luigi Di Maio, il quale ha sottolineato quanto la debolezza delle Istituzioni impedisca ai giovani africani di sviluppare il loro potenziale ed evidenziando che l’Italia si impegna a porre l’Africa al centro dell’Agenda del G20, quest’anno ospitato e presieduto proprio dal nostro Paese.

La cerimonia è stata commovente e ricca di significato, esordendo con l’intitolazione del ponte sul waterfront di Reggio Calabria – che unisce la città al suo porto – all’Ambasciatore Luca Attanasio e alla sua scorta, morti in un agguato nella Repubblica Democratica del Congo il 22 febbraio scorso. Un ponte dal forte valore simbolico che segna l’unione tra la nostra Penisola ed il Continente africano. “Un ponte tra i ‘Primi’ venti e gli ‘Ultimi’ venti”, ha provocatoriamente detto il Prefetto di Reggio Calabria, Massimo Mariani, ricordando che “parlare di ‘ultimi’ venti non è bello, impone una riflessione perché occorre accorciare le distanze, affinché il mondo diventi migliore”.

All’inaugurazione erano presenti, oltre alle Autorità locali, anche i familiari e la vedova dell’Ambasciatore Attanasio, Zakia Seddiki. Erano inoltre presenti Domenica Benedetto, compagna del carabiniere Vittorio Iacovacci, morto nell’agguato che in cui veniva ucciso l’Ambasciatore, i rappresentanti dell’Arma dei Carabinieri e la comunità congolese rappresentata da Anselme Bakudila che ha ricordato Mustapha Milambo, autista dell’Ambasciatore, morto anch’egli durante l’attacco nei pressi di Goma. La comunità congolese ha donato la bandiera del Congo alla Seddiki ed alla Benedetto in segno di gratitudine e di continuità, affinché non si arresti l’opera dell’Ambasciatore Attanasio, che nella propria carriera diplomatica si è prodigato in un impegno costante a vantaggio degli indifesi.

Il summit è proseguito, nel pomeriggio di ieri, al Parco Ecolandia – un grande balcone sullo Stretto di Messina, sito a Nord della città – in cui sono state installate mostre tematiche a cura delle associazioni organizzatrici, allestiti banchetti di artigianato interetnico, organizzati uno spettacolo musicale e proiezioni di film sulla corrente situazione geo-politica in Afghanistan, Niger e Libano. Si sono susseguiti, inoltre, numerosi interventi su Migrazioni, conflitti e religioni nei Last 20.

È stato dato spazio all’appello della “ResQ – People Saving People”, la nave degli italiani che accolgono, affinché possa prestare soccorso in mare e salvare vite nel Mar Mediterraneo, grazie al sostegno economico e operativo di tutti.

In sostituzione della Vice Ministra degli Affari Esteri, on. Marina Sereni, è intervenuto il diplomatico e Ministro plenipotenziario del MAEC, Filippo Scammacca, il quale ha sottolineato come occorra ripensare allo sviluppo partendo proprio dagli “Ultimi” e come la Cooperazione Internazionale debba lavorare affinché la migrazione divenga una scelta dell’individuo e non più un obbligo figlio di miseria e guerra.

Filippo Ivardi, direttore di “Nigrizia” la rivista dedicata al continente africano, ha ricordato l’importanza di fare causa comune tra tutti i popoli della terra evidenziando che quando facciamo graduatorie tra i “Primi” e gli “Ultimi”, partiamo sempre da un unico indicatore globale, ovvero quello meramente economico. Laddove ponessimo al centro indicatori di altro genere, basati su valori differenti, gli equilibri non sarebbero più gli stessi ed emergerebbe nitido quanto abbiamo da apprendere da altri Paesi.

Yvan Sagnet, attivista camerunense, presidente dell’associazione internazionale “NoCap”, nata per contrastare il caporalato, ha sottolineato quanto sia vitale mettere insieme tutte le forze per contrastare lo sfruttamento del lavoro rafforzando l’alleanza tra produttori, lavoratori e consumatori e quanto la sostenibilità economica, ambientale e sociale si muovano e incedano all’unisono. Si sono poi susseguiti altri interventi che hanno lasciato il passo alla musica e al buon cibo, a conclusione di un primo giorno ad alto tasso di contenuti ed emozioni.

Fino a domenica prossima, Reggio Calabria ospiterà gli altri incontri di questo importante summit, dando spazio all’esperienza di Riace e dei Comuni che accolgono, ai corridoi umanitari, alla cooperazione internazionale, al contributo degli immigrati alla crescita economica e culturale del nostro Paese, al ruolo delle nuove generazioni e delle donne nel futuro degli L20. Ci auguriamo che da questo Summit giunga ai Grandi della terra, la voce degli Ultimi e si apra finalmente un dialogo leale e concreto tra Paesi, che riconosca a tutti il proprio ruolo politico, sociale ed economico.

Foto di Sofia Donato