Il 22 luglio 2021 saremo davanti alla sede della FAO per ribadire: Nessun vertice in nostro nome! Questo Summit è illegittimo! Il cibo è un bene comune!

Giovedì 22 luglio 2021 | Ore 10.30 | Davanti alla sede della FAO
(Piazza di Porta Capena lato Via delle Camene)

Il numero di persone affamate e malnutrite a livello mondiale è in vertiginoso aumento. I nuovi allarmanti dati presentati dalle Nazioni Unite a luglio 2021 parlano di 720-811 milioni di persone. Si stima che nel 2020 il numero di persone che soffrono la fame sia aumentato di 118 milioni. 46 milioni di persone nel mondo vivono oggi sull’orlo di una crisi umanitaria.

La pandemia ha svelato le fragilità strutturali di un sistema di produzione agro-industriale insostenibile per le persone, gli ecosistemi e per la riproduzione sociale della vita tutta. Le misure di lockdown messe in atto nei diversi paesi per rispondere alla crisi del COVID-19 hanno esasperato uno scenario di diseguaglianze profonde e violazioni sistematiche dei diritti umani, in particolare il diritto al cibo. Il mondo resta lontanissimo dagli obiettivi della biodiversità, della giustizia climatica, economica, sociale e di genere.Anni di politiche neoliberiste, di smantellamento del welfare e dei servizi essenziali di prossimità, di accaparramento e finanziarizzazione delle risorse naturali ad opera di grandi capitali corporativi, hanno lasciato intere comunità in situazione di estrema fame, fragilità e precarizzazione. I sistemi alimentari basati sulle filiere industriali hanno dimostrato di soddisfare gli interessi di pochi a scapito dei diritti di tutti e tutte, criminalizzando chi difende il proprio diritto al cibo e i propri territori e imponendo diete alimentari insostenibili per la salute umana e del pianeta.

I governi che subiscono le pressioni delle lobby industriali sono incapaci di invertire queste tendenze. Oggi più che mai si avverte l’incapacità della politica di essere all’altezza delle sfide che il COVID-19 impone all’attenzione della comunità internazionale, ben oltre la pandemia sanitaria. A livello europeo abbiamo due lampanti esempi di questa inerzia.  La “riforma” della politica agricola comune (PAC) continua seraficamente a promuovere politiche agricole basate sull’uso di combustili fossili che servono gli interessi delle grandi agro-industrie. La recente decisione della Commissione Europea di non interrompere l’uso del glifosato perché non considerato cancerogeno, nonostante la mole di evidenza scientifica sulla sua pericolosità, né e un esempio lampante. Lo sfruttamento dei braccianti e lavoratori e lavoratrici agricole, per lo più migranti, nelle campagne europee è un ulteriore esempio.

A livello globale le Nazioni Unite fanno grandi declamazioni ma poi si rendono responsabili di una operazione molto simile sul terreno del diritto al cibo equo e sano per tutti.Il 13 giugno 2019 l’attuale Segretario Generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres firma un partenariato strategico con il Foro Economico Mondiale di Davos, spalancando di fatto le porte delle Nazioni Unite e della governance multilaterale, agli interessi privati e finanziari, senza regolamentazione alcuna. Poco dopo sempre Guterres lancia la proposta di un Vertice della Nazioni Unite sui Sistemi Alimentari per discutere come trasformare l’attuale modello di produzione alimentare alla luce della crisi climatica. Ma quale è la direzionalità di questa trasformazione?Per come è stato disegnato e preparato, in deroga ai processi democratici interni alla FAO, il prossimo Vertice delle NU sui Sistemi Alimentari (FSS) – che si terrà a settembre 2021 a New York e includerà un Pre-Summit a Roma dal 26 al 28 luglio – è destinato a far avanzare l’influenza dei giganti della filantropia globale e delle grandi imprese multinazionali nei processi decisionali riguardanti i sistemi alimentari, anche attraverso il rilancio  del libero commercio.  Dietro una retorica dei diritti umani e della tutela della agricoltura, il Vertice voluto dal Segretario Generale dell’ONU dichiara di voler favorire l’accesso al cibo tramite gli algoritmi dell’intelligenza artificiale e la digitalizzazione della produzione e della distribuzione alimentare. Nella crisi creata dal COVID-19, il Vertice trova il terreno fertile per una nuova tornata di accordi internazionali di libero commercio che non faranno che aumentare la fame nel mondo.

Ora più che mai è indispensabile che tutte le persone impegnate nella lotta per la sovranità alimentare, per un modello di produzione agroecologico, per la tutela della salute umana, ecosistemica e planetaria come beni comuni, siano consapevoli della iniziativa senza precedenti in corso a Roma e a New York, e siano pronte a sostenere e difendere le piccole produzioni agricole che ancora oggi nutrono la stragrande maggioranza della popolazione.Denunciamo come illegittimo questo Vertice! Non è possibile affidare le decisioni su come produrre e consumare il cibo nelle mani di coloro che sono i maggiori responsabili della crisi alimentare e climatica, e che hanno finora approfittato della pandemia per aumentare i loro profitti e vogliono determinare il futuro dei sistemi alimentari con le loro soluzioni filantro-tecnologiche.  Ora più che mai si impone all’opinione pubblica, ai mass media, alla politica, una profonda riflessione e un ripensamento della governance del cibo. Il mondo chiede a gran voce politiche del cibo che si fondino sul diritto all’alimentazione, sui diritti dei produttori di cibo e la salvaguardia del nostro pianeta, e non sulle regole del commercio internazionale, intese a beneficiare il vantaggio di mercato e l’interesse finanziario di pochi grandi gruppi multinazionali.

Insieme ai movimenti sociali, le organizzazioni contadine e della società civile e dei popoli indigeni, protestiamo contro la strategia adottata dalle Nazioni Unite in occasione di questo Vertice. Constatiamo con profondo rammarico e preoccupazione che il Segretario Generale ha adottato un percorso diplomatico che ignora le dinamiche consuetudinarie finora acquisite attraverso un multilateralismo inclusivo, trasparente e democratico, mentre i potenti attori imprenditoriali sono messi nelle condizioni di esercitare una indebita influenza nella definizione delle politiche pubbliche per il diritto al cibo. Questa forte avanzata del settore privato minaccia gli sforzi e i progressi che sono stati raggiunti negli ultimi anni per la democratizzazione del sistema delle Nazioni Unite, a partire dalla riforma del Comitato mondiale per la Sicurezza Alimentare, che va rafforzato come istituzione che possiede l’autorità e la legittimità per discutere di politiche globali sul cibo.

Di fronte alle molteplici crisi che affrontiamo oggi, le organizzazioni della società civile prendono la parola per riaffermare il valore dell’agricoltura contadina e l’esigenza di tutelare gli ecosistemi. Solo garantendo il rispetto dei diritti umani sarà possibile sconfiggere la fame nel mondo. Nell’era post-COVID19, assicurare il diritto al cibo e il diritto alla salute significa ripensare il nostro rapporto con l’ambiente e con la terra, entità ri-generatrice. La pandemia chiede un ruolo più decisivo per i governi, contro le nuove forme di privatizzazione dei diritti.  In un regime globale di continua deregolamentazione, il libero commercio aumenta la fame, distrugge l’ambiente e rappresenta una seria minaccia alla salute umana e planetaria. La nostra resistenza a questa chiara neoliberalizzazione delle istituzioni dell’ONU deve essere chiara e visibile. Il cibo è un diritto e un bene comune che non può essere mercificato! Per questo occorre manifestare per ribadire che non faremo un passo indietro sui nostri diritti!

Ufficio Stampa Slow Food Roma