Due ispezioni nel CPR di Torino da parte di parlamentari in due giorni

La prima è avvenuta lunedì scorso da parte dell’On. Jessica Costanzo (Gruppo Misto), accompagnata dall’Avv. Carla Lucia Landri, mediante l’istituto della “misura ispettiva” ovvero una visita senza preavviso, istituto che dà facoltà al Garante nazionale (ma non ai Garanti territoriali) e ai Parlamentari delle Repubblica di accedere al CPR senza alcun preavviso alla Prefettura.

Da queste visite appare evidente che stia cominciando il rimpallo di responsabilità tra gli uffici delle Prefettura, della Questura e Gepsa s.a., l’Ente gestore: emergono fatti sconcertanti.

E stato denunciato da parte dell’Ente gestore che su ordine delle Autorità (la Prefettura quindi?) un trattenuto positivo al tampone molecolare  – non è mai stato reso noto che all’interno del CPR ci fosse un trattenuto positivo, ma anzi, è sempre stato  dichiarato il contrario –  venisse comunque trattenuto all’interno del CPR, perché più sicuro, e che venisse monitorato h24. Il monitoraggio sarebbe stato fatto dai “charlie”: operatori del CPR senza alcun titolo sanitario e quindi senza alcuna competenza per farlo.

Ma la domanda è: all’epoca gli operatori del CPR e i trattenuti erano vaccinati? In che senso era “più sicuro” lasciarlo nel CPR nonostante la, spesso letale per sé e per gli altri, patologia che il Sars-CoV-2 può provocare e che ha fatto ben più di 100.000 vittime in Italia, molte anche all’interno dei luoghi di detenzione?

Gepsa s.a. azienda privata leader europea nel campo di quelli che vengono chiamati “ambienti sensibili” ovvero nella gestione di luoghi di detenzione,  ha dichiarato che con la scadenza del contratto con lo Stato, a dicembre di quest’anno, rinuncerà a proseguire la gestione del CPR torinese per motivi economici, starebbe operando in perdita.

Evidenziamo uno stralcio delle dichiarazioni del Consigliere Regionale Marco Grimaldi (LeU-Verdi), a cui è stato nei giorni precedenti rifiutato l’accesso al CPR da parte della Prefettura (competente per le domande di accesso), che ha accompagnato la Sen. Anna Rossomando (PD) e l’On. Andrea Giorgis (PD) nella visita di ieri:

“Dopo la mia denuncia di allora sono stati installati dei pulsanti di allarme, peccato che, purtroppo, chi vuole togliersi la vita non schiaccerà quel bottone”

Grimaldi si riferisce all’ “ospedaletto”, si tratta di un’area, la più lontana dall’ambulatorio medico, composta da ambienti umanamente inaccettabili peraltro stigmatizzati dai Garanti, dove vengono confinate in isolamento le persone trattenute: l’istituto dell’isolamento non è previsto né dalla Legge 40/1998 (Turco-Napolitano) e né, ovviamente, dai successivi regolamenti attuativi, l’ultimo attualmente in vigore  è il Regolamento CIE 2014.

Continua Grimaldi:

“Sulla vicenda di Moussa abbiamo appreso qualcosa che, se confermato, sarebbe molto grave: al momento del suo arrivo al CPR e probabilmente fino alla fine, chi aveva in custodia il ragazzo non è stato messo a conoscenza nè dalla Questura di Imperia nè dall’ASL dell’aggressione che aveva subito e ne aveva determinato il ricovero. Com’è possibile che tra istituzioni si perda un’informazione così importante e la vittima di una violenza a Ventimiglia diventi uno sconosciuto quando mette piede nel CPR di Torino?”

Come abbiamo documentato in questo articolo la Garante di Torino, Monica Cristina Gallo, ha chiesto in modo reiterato alla Gepsa s.a. se Moussa Balde fosse trattenuto al CPR, non ne conosceva il nome, ma ha dato i particolari della provenienza (la Liguria) e delle condizioni di salute del ragazzo, selvaggiamente pestato il 9 maggio, il cui filmato del pestaggio è peraltro diventato immediatamente virale: alla Garante è sempre stato risposto che Moussa non fosse lì.

Gli ambiti che operano all’interno del CPR sono: l’Ente gestore, che gestisce la struttura, la Prefettura, organo territoriale del Ministero dell’Interno competente sul CPR, e un distaccamento dell’ufficio stranieri della Questura con una struttura precisa e catena di comando.

E’ impossibile, ripetiamo: impossibile che all’ufficio stranieri del CPR non sapessero che Moussa provenisse dalla Liguria, in quanto è stato trasferito da Imperia con un provvedimento di espulsione della Questura ligure.

Risulta peraltro che in quel periodo avessero fatto accesso al CPR due trattenuti di origine subsahariana, per intenderci con parole inequivocabili sebbene brutali: neri di pelle.

Inoltre Moussa è stato dimesso il giorno prima dell’accesso al CPR, avvenuto il 10 maggio, dal Pronto Soccorso di Ventimiglia con una prognosi di 10 giorni e dei punti in faccia, quindi inequivocabilmente nelle condizioni di salute prospettate dalla Garante.

Si configura nei fatti una serie di responsabilità che di fatto evidenzia la mancanza di professionalità degli organi a vario titolo operanti nel CPR di Torino.

Se la lettera di dimissioni (il referto) del Pronto Soccorso di Ventimiglia, che nel caso di Moussa è stato certamente consegnato agli agenti che lo hanno accompagnato, non fosse stato consegnato al CPR, si configurerebbero precise responsabilità da parte della Questura d’Imperia o del comando della Polizia di Stato di Ventimiglia, in caso contrario, se fosse stato allegato alla documentazione di Moussa e certamente consegnata all’ufficio stranieri del CPR di Torino, la responsabilità sarebbe loro o della direzione sanitaria del CPR.

Per inciso: dopo la morte di Moussa l’ASL ha fatto un’ispezione all’interno del CPR, motivo per il quale Gepsa s.a. ha dovuto in tutta fretta cambiare il pavimento dell’ambulatorio delle visite mediche, il che peraltro evidenzia che è da molto tempo che l’ASL non fa ispezioni all’interno del CPR o che le precedenti non fossero accurate: un pavimento non diventa non conforme in qualche mese.

Appaiono in tutta evidenza due questioni: la mancanza di collaborazione tra gli “attori” che operano nel CPR e una francamente inquietante mancanza di professionalità da parte degli uffici istituzionali, impossibile non pensare che questa non sia un’eccezione, che la tragica vicenda del povero Moussa abbia fatto emergere un “sistema”.

Non possono essere semplici coincidenze, Mossa è stato trattenuto nel CPR per 13 giorni, tutto il tempo per capire e comunicare alla Garante se fosse proprio lui, o se quanto meno ci fosse una persona che corrispondeva alle caratteristiche da lei fornite: questo francamente sconcertante “sistema” di gestione, parte integrante delle politiche sull’immigrazione dello Stato, agisce sulla pelle di persone, di esseri umani, con conseguenze che ora sono sotto gli occhi di tutti.

Da più parti ormai si comincia a chiedere a gran voce che luoghi, soggetti all’arbitrarietà, ma soprattutto spessissimo  – il CPR di Torino in particolare – operanti al di fuori del perimetro della normativa, vengano definitivamente chiusi e Pressenza, organo di stampa internazionale con precise finalità etiche, alla luce delle risultanze, si unisce a questa istanza.