A Dongo, la piazza Paracchini, dedicata a uno dei caduti partigiani della 52ma Brigata Garibaldi, questa mattina 2 maggio è tornata ad essere presidio di memoria e di democrazia: una piazza allegra e colorata, piena ma distanziata, che ha confermato la insanabile distanza con la nostalgia del passato fascista messa in scena, sul lungo lago, a poca distanza, da un gruppo di neofascisti.

In concomitanza con l’annunciata manifestazione fascista, infatti, è stata indetta una “presenza democratica”, non una “contromanifestazione” ma una presenza per affermare la totale condivisione dei valori della Costituzione, nata dalla lotta antifascista e dalla Resistenza. L’appello, lanciato dall’Anpi e sottoscritto da decine di realtà antifasciste e da centinaia di cittadine e cittadini, ha avuto buon esito: nella parte di piazza “riservata” alla presenza democratica c’erano almeno 200 persone, di tutte le età e di varia provenienza, da Dongo, dal Comasco e dalla Lombardia, ma anche da più lontano. Una piazza con molta voglia di esprimersi, di cantare, di continuare la festa della Liberazione appena trascorsa e di non lasciare nessuno spazio al lugubre passato del fascismo, del nazismo e della guerra.

Al capo opposto, sul lungo lago, dove nell’aprile 1945 vennero fucilati alcuni gerarchi fascisti, fermati mentre cercavano di fuggire, non più di una cinquantina di fascisti mettevano in scena il loro rituale con l’appello dei caduti e con i saluti romani di prammatica; nonostante il richiamo iniziale a una sorta di esigenza di raccoglimento, disturbato da «quattro balordi» (ovvero la piazza antifascista), il carattere di apologia del fascismo (e più ancora: del fascismo repubblicano, succube dell’occupazione nazista) è indiscutibile. Spiace, da questo punto di vista, l’incapacità delle istituzioni di riconoscere la gravità di queste manifestazioni: questa mattina a Dongo lo schieramento delle forze di polizia era evidentemente disposto per contenere lo spazio alla presenza democratica, mentre alla manifestazione fascista a un certo punto è stato persino concesso di espandersi sulla sede stradale, con conseguente blocco del traffico (che invece avrebbe dovuto essere esplicitamente escluso, stante le prescrizioni).

La piazza antifascista dall’alto

La presenza democratica ha espresso rumorosamente, con canti e slogan, la contrarietà ai rituali fascisti (che nulla hanno a che fare con il cordoglio e il suffragio per i “propri” caduti).

Al termine della mattinata, quando già il gruppo dei fascisti si era allontanato in direzione di Giulino di Mezzegra (dove mettere in scena il secondo atto dell’omaggio al defunto regime: quello sul luogo della fucilazione di Benito Mussolini e Claretta Petacci), una breve serie di interventi dell’Anpi di Dongo, dell’Anpi provinciale e di Alessandro Pollio Salimbeni, già vicepresidente nazionale dell’ANPI, hanno ribadito la necessità di continuare nel percorso di mobilitazione democratica, anche nella prospettiva che simili episodi apologetici del fascismo non possano ripetersi in futuro. In chiusura di manifestazione, la mattinata è stata dedicata alla memoria di Corrado Lamberti, indimenticabile antifascista della Tremezzina, scomparso l’anno scorso.

Di seguito le immagini di alcuni momenti della mattinata a Dongo:

Lo schieramento dei mezzi della Polizia a chiudere la piazza.
La Polizia blocca il traffico.
Un totale dell’assembramento fascista.
Lo striscione dell’Anpi, già utilizzato negli anni scorsi, esposto sulle transenne di chiusura della piazza.
Alessandro Pollio Salimbeni, dell’Anpi nazionale.

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