Secondo il gruppo Facebook ‘Patrick Libero’, il ricercatore in detenzione cautelare dal febbraio scorso per “sedizione” ha chiesto ai familiari di far recapitare il messaggio ai colleghi dell’Università di Bologna e a coloro che sostengono il suo caso in tutto il mondo.

“Buon Natale a tutti i miei colleghi e sostenitori. Fate sapere che sono qui perché sono un difensore dei diritti umani“. Queste sono state le parole di Patrick Zaki in un piccolo foglio che ha consegnato alla sua famiglia durante la visita di oggi, così come riporta ‘Patrick Libero’, il gruppo che su Facebook si batte per il rilascio del ricercatore in detenzione cautelare da febbraio scorso per “sedizione”. Secondo il gruppo, Zaki ha chiesto ai familiari di far recapitare il messaggio ai suoi colleghi dell’Università di Bologna in Italia, dove prima dell’arresto frequentava il primo anno di un master, e a coloro che sostengono il suo caso in tutto il mondo.

LEGGI ANCHE: Marise Zaki: “Nessun Natale senza mio fratello a casa”

“Patrick ha trascorso un solo Natale con i suoi colleghi in Italia, ma si è assicurato di mandargli i suoi caldi saluti anche ora che è rinchiuso sotto chiave” scrivono ancora i responsabili del gruppo. “Questa è sempre stata la vera natura del nostro amato Patrick, non un terrorista, ma una persona compassionevole che ha sempre avuto tutte le capacità per la sua famiglia e i suoi amici anche nei momenti più bui”. Durante tutta la visita, si legge ancora, “Patrick ha sottolineato che all’inizio ha pensato di essere stato preso per sbaglio e che sarebbe uscito non appena il malinteso fosse stato chiarito. Tuttavia, ora è certo di essere stato punito per il suo lavoro”.

Ai genitori ha quindi dichiarato: “Sia chiaro che io sono qui perché sono un difensore dei diritti umani e non per un qualsiasi altro motivo inventato”. Ha anche aggiunto che in ogni seduta del tribunale, il giudice gli pone le stesse domande e poi rinnova la sua detenzione, oltre al fatto che “l’unica volta che l’accusa gli ha fatto vedere i presunti post di Facebook si sono rivelati essere i post di altre persone e nemmeno le sue stesse parole”.

LEGGI ANCHE: L’amico di Zaki: “In Egitto lo Stato sequestra e uccide, non abituiamoci”

La campagna ‘Patrick libero’ continua riferendo che Zaki si è lamentato di aver perso negli ultimi dieci mesi “ogni festa, celebrazione e occasione per dei post su Facebook che nemmeno mi appartengono”, chiarendo che si tratta di un semplice “atto di vendetta e nient’altro”. Patrick si dice pieno di gratitudine per il “popolo gentile dell’Italia”, come dice lui, ma anche molto arrabbiato per il fatto che tutte le azioni compiute finora da persone ed organismi diversi sparsi in tutto il mondo non abbiano ancora avuto l’effetto di farlo uscire di prigione.

LEGGI ANCHE: Zaki scrive alla famiglia: “Detenzione incomprensibile, sto male”

Infine ha riferito di soffrire ancora di forti dolori alla schiena, ma che non vuole farsi visitare presso l’ambulatorio: “Ha paura di farsi fare una diagnosi o di farsi prescrivere dei farmaci all’interno del carcere”, riporta il gruppo, aggiungendo che il giovane rimpiange invece il suo medico di Bologna di cui “si fidava molto”. Gli attivisti della Campagna concludono denunciando che “Patrick ha trascorso il Natale cattolico in carcere, da solo, stanco e spaventato. Ma c’è ancora tempo per festeggiare il Natale copto con la sua famiglia, il 7 gennaio, cioè tra dieci giorni”. Quindi l’invito a continuare a sostenerlo e a rispondere al messaggio, “perché Patrick ne sarà sicuramente felice”.

LEGGI ANCHE: Egitto, Patrick Zaki resta in prigione

 

 

L’articolo originale può essere letto qui