Mentre la Toscana entra, tristemente, nel novero delle Regioni “rosse”, cade l’ultimo paravento e vengono fragorosamente meno la presunta superiorità e affidabilità del modello sanitario regionale e la sua tenuta di fronte all’emergenza, così enfatizzati e vantati durante la prima fase della pandemia, e risulta senza ombra di dubbio che il modesto, se paragonato ad altre Regioni, numero di contagi e di decessi sia stato dovuto, invece, alla scelta del Governo di chiudere tutta l’Italia, prima che il virus si diffondesse e propagasse in maniera massiccia.

Infatti, di fronte, a una diffusione virale ben più rilevante, il sistema è crollato dimostrando quanto, anni di tagli ai posti letto e di chiusure di Ospedali, anni di tagli al personale sanitario, Infermieri e Medici in primis – si ricordano a proposito, con enorme fastidio, le sempre attuali parole dell’ex Presidente della Regione Rossi secondo il quale Medici e Infermieri erano troppi e andavano diminuiti -, quanto i proclami di sviluppo della medicina del territorio rimasti, appunto, solo proclami e l’abbandono dei servizi di prevenzione, abbiano portato la Toscana a trovarsi, di fatto, impreparata e inerme di fronte all’emergenza da SARS-COV-2.

Se tutto questo poteva essere quasi comprensibile di fronte a un evento di portata eccezionale, e forse inaspettata, qual è stata la prima fase della pandemia, quello che sta succedendo ora riveste il carattere dell’inaccettabilità. La politica toscana infatti, impegnata in estate a preoccuparsi molto di più delle elezioni regionali che a predisporre un piano di azione per fronteggiare la sicura seconda ondata del contagio, è rimasta inerte, mentre i Direttori Generali delle AASSLL e delle Aziende Ospedaliere Universitarie, usi “a obbedir tacendo” di fronte ai diktat politici e poco inclini a prendere decisioni autonome ed a assumersi responsabilità, sono stati ugualmente e colpevolmente inattivi. Nei mesi estivi non sono state fatte poche semplici cose che, forse, non avrebbero portato la regione nella condizione attuale, e cioè assunzioni stabili e massicce di personale, potenziamento della medicina territoriale e delle attività di prevenzione e tracciamento, recupero dei posti letto tagliati negli anni. Ebbene nulla di tutto questo è stato fatto per tempo e purtroppo il risultato è sotto gli occhi di tutti, il tempo sembra sia trascorso invano e come se il virus non avesse insegnato niente ecco quindi, ancora, i contagi fra gli operatori sanitari, lo scarica barile sulle assunzioni e la ricerca affannosa di Infermieri, Medici e OSS, – con il neo Presidente di Regione Giani che si scaglia contro le AASSLL non capacitandosi di dove siano finite le oltre 5000 assunzioni fatte per l’emergenza, ma dimentica che oltre 3000 di queste erano di personale precario già in servizio -, il tracciamento del virus saltato già ai primi di ottobre e l’indice di contagiosità più alto d’Italia, la solita scarsa cura della salute del personale al quale viene negato, con poche eccezioni, lo screening periodico con i tamponi e il diritto alla quarantena le drammatiche morti degli anziani nelle RSA. Inaccettabile appunto.

È indispensabile invertire la rotta per garantire il diritto collettivo alla salute e per rivendicare

#SanitàPubblica

#AssunzioniStabili

#SicurezzaSempre

USB ha dichiarato per il giorno 25 novembre sciopero del settore per l’intera giornata.