Chi l’ha detto che i cittadini non possono partecipare attivamente alle scelte politiche? Spesso viene citato l’art. 1 della Costituzione che afferma l’appartenenza al popolo della sovranità, ma pochi conoscono l’art. 50, nel quale è previsto che “tutti i cittadini possono rivolgere petizioni alle Camere per chiedere provvedimenti legislativi o esporre comuni necessità”.

Di conseguenza, bene hanno fatto a richiamare proprio l’art. 50 della Costituzione alcuni economisti e sociologi dell’Università di Torino e del Piemonte Orientale, che hanno predisposto una petizione popolare da inviare al Parlamento e per conoscenza al Governo, per chiedere che venga adottata una specifica imposta di solidarietà, fondata sulla redistribuzione delle ricchezze. L’hanno chiamata scherzosamente “paperoniale”, ma in realtà si tratta di una proposta molto seria: l’introduzione di una tassa sulla ricchezza finanziaria.

La crisi dovuta alla pandemia pone il problema delle risorse necessarie per affrontarla. I promotori della petizione scrivono: “E’ certamente giusto che l’Italia rivendichi la solidarietà dell’Unione Europea; ma c’è qualcosa di sbagliato se in nome dell’Europa questo Paese rinuncia a chiedere la solidarietà dei propri cittadini”.

In senso e la finalità di questa petizione si può sintetizzare in poche righe: “Non si può uscire dalla stagnazione di lungo periodo in cui ci troviamo senza affrontare uno scoglio che è diventato troppo spesso un tabù, e cioè la necessità di una politica di redistribuzione dai più ricchi ai più poveri (o meglio al sistema di welfare). E questo può essere ottenuto solo con nuove tasse. La più opportuna è un’imposta di solidarietà sulla ricchezza finanziaria”.

I promotori affermano che fra i compiti della politica economica dovrebbe esserci la riduzione delle disuguaglianze: “Siccome nel nostro Paese le diseguaglianze sono molto aumentate durante la crisi, ne risulta che è opportuno trovare il modo di togliere qualcosa ai ricchi per darlo ai poveri”.

Non solo: “La ricchezza che si è creata è l’accumulo di redditi, e per i ricchi si tratta perlopiù di redditi da capitale. Questi non sono tassati in misura progressiva, in contrasto con la Costituzione”, poiché l’art. 53 stabilisce che “il sistema tributario è informato a criteri di progressività”.

La Banca d’Italia stima che la ricchezza finanziaria dei cittadini italiani attualmente sia superiore a 4.000 miliardi di euro. Pertanto, i promotori della petizione propongono “la totale esenzione per la metà più povera delle famiglie, un’aliquota media intorno allo 0.8% per il decimo più ricco e un’aliquota media intorno allo 0.15% per le altre”. Dato che in Italia la ricchezza finanziaria è molto concentrata, il gettito dovrebbe essere superiore a 20 miliardi di euro.

Senza dimenticare che “nella norma venga espressamente stabilito che i proventi di questo contributo devono essere interamente investiti nel miglioramento dei servizi per i cittadini, in particolare a vantaggio delle persone maggiormente in difficoltà, e per creare lavoro per i giovani disoccupati”.

Per saperne di più e per sottoscrivere la petizione: www.paperoniale.it