Una implacabile analisi della Corte dei Conti Europea boccia la linea ad Alta velocità Torino-Lione, ma la politica, la stampa e la magistratura italiane fanno finta di non accorgersene, puntando solo a criminalizzare chi si oppone, oscurandone i validi motivi. È un grave sintomo di crisi democratica.

Mentre i grandi media osservano con minuziosa attenzione gli arresti di alcuni attivisti appartenenti al movimento No TAV, cercando ovunque minimi indizi che possano associare quella lotta a criminalità e addirittura terrorismo, è arrivata una nuova solenne bocciatura del progetto di linea Torino Lione, ma nessuno, a parte il Fatto Quotidiano, pare essersene accorto. Strano comportamento da parte di chi pretenderebbe di fare informazione; ma facciamo un po’ di ordine nella sciagurata orgia di bufale e nei silenzi.

La Corte dei Conti Europea ((European Court of Auditors – ECA) nel giugno 2020 aveva pubblicato una analisi di otto grandi progetti europei, tra cui la Torino Lione con i suoi doppi tunnel di 57 km; il suo verdetto era stato spietato con quasi tutti i progetti che sarebbero stati realizzati: non era garantita la loro realizzazione, come previsto, entro il 2030 e la convenienza economica non era per niente chiara. Per la famigerata Torino Lione anche il calcolo dei benefici sulla produzione di CO2 non era per niente positivo.

Questi dati furono riportati dai media in maniera molto, troppo sobria; alla notizia dettero ovviamente rilievo i movimenti ambientalisti, ma subito seguirono comunicati e paginate di editti sulla strategicità dell’opera indispensabile per “andare in Europa”, per combattere la disoccupazione, per colmare il presunto gap infrastrutturale italiano, per salvarci dalla crisi che invece non scompare, anzi si aggrava, nonostante la mole di cemento utilizzato ed il consumo di suolo prodotto. Insomma i fumogeni furono accesi per non far vedere il re nudo.

A seguito di quel documento dell’ECA, un gruppo del Movimento, il Presidio Europa No TAV, ha chiesto di poter avere lo studio che è stato alla base del giudizio critico sull’opera italo-francese. Le analisi sul progetto Torino Lione sono opera di un economista francese, Yves Crozet, e sono una grave denuncia delle manipolazione dei dati che sono alla base della giustificazione della necessità dell’opera.

Sostanzialmente i dati errati prodotti dai costruttori dell’opera sono relativi ai flussi di traffico previsti e al risparmio previsto di emissioni di CO2. Le parole di Crozet sono lapidarie:

“Nel caso di progetti che non hanno un ritorno finanziario, ma che sono giustificati da motivi ambientali, è il ritorno socioeconomico stimato che viene gonfiato dai promotori del progetto. Il finanziatore pubblico deve essere convinto che è nell’interesse della comunità finanziare l’operazione. La galleria Lione-Torino è un tipico esempio di questa manipolazione del calcolo economico in cui, oltre alla sopravvalutazione del traffico, vi sono valutazioni fantasiose dei guadagni in termini di emissioni di CO2 . Una volta rivisti, i dati del calcolo economico danno al progetto un quadro completamente diverso”.

Il documento naturalmente motiva tecnicamente questa sentenza che è requiem per i cementificatori: la Torino Lione non è finanziariamente sostenibile, i vantaggi socioeconomici e ambientali non giustificano assolutamente l’opera.

Una notizia del genere – ricordiamoci che si parla di un’opera in cui il solo tunnel di base ha un costo preventivato di 9,6 miliardi e l’intera linea circa 26 miliardi! – secondo chi scrive doveva essere sulle prime pagine di tutti i giornali nazionali, perché le risorse previste sono di dimensioni da impensierire tutto il paese e anche l’Europa. Invece l’eco della notizia si è avuta solo su un quotidiano e sulla cronaca torinese del Corriere con un modesto articolo; al contrario l’eco degli arresti di alcuni militanti sono stati oggetto di una attenzione morbosa che li ha addirittura avvicinati alle vicende degli anni di piombo; la sproporzione tra i 700 euro contestati ai militanti condannati e i 26.000.000.000 (26 miliardi) che sarebbero sperperati nella costruzione del TAV danno la misura dello strabismo dei media.

Questo silenzio, assieme alla manipolazione – cioè falsificazione, menzogna – dei dati, accende un riflettore inquietante non solo sulla Torino-Lione, ma sulla generale situazione italiana:
• una democrazia senza una informazione corretta non è sostenibile, in Italia l’informazione è in buona parte asservita alla lobby dei costruttori e di chi ha interessi nelle privatizzazioni;
• esiste una classe di imprenditori che sono sostanzialmente “prenditori puri”, cioè sono parassiti di tutto il paese promuovendo, oltre a privatizzazioni di servizi pubblici, opere inutili e dannose;
• abbiamo una classe politica totalmente asservita a interessi di una élite che confliggono con l’interesse generale e quello ambientale; chi comanda davvero non sono le istituzioni, ma i poteri forti;
• si è creato un ceto parassitario che vive a spese della collettività gestendo progetti non solo inutili, ma di difficile realizzazione, consentendo la sopravvivenza di società, come Telt, di nessuna utilità economica o sociale; lo stesso vale per la miriade di imprese che si giovano della privatizzazione dei servizi.

Se sono attendibili queste conclusioni cui siamo giunti dopo decenni di osservazioni delle politiche economiche, non resta che auspicare una resurrezione della Fantasia che sappia narrare un mondo in cui al centro ci siano l’essere umano e la biosfera, invece della tutela dei profitti di una esigua e dannosa minoranza.

Gli interessati ad approfondire possono avere a questo link il testo dell’analisi dell’opera.

Tiziano Cardosi

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