Non ho mai sostenuto i Decreti Sicurezza, ma non vedo alcuna vittoria che mi possa far esultare sulle attuali riforme dei ddl Salvini. Ancora una volta mi colloco, come sono solito, “dalla parte del torto”.

La mia non vuole essere una critica cieca, ma un riprendere piuttosto il pensiero di Umberto Galimberti che alla domanda “In linea con la visione ciclica del tempo per la quale tutti gli eventi sono destinati a ripresentarsi, non vorrà mica farci credere che ci attenderà un nuovo governo Berlusconi?”, rispose: “Penso proprio di sì! Ho come l’impressione che, finchè non muore, lo avremo. Berlusconi ha formato una società e, da uomo carismatico agisce in base a dettati emotivi. Quella della mozione degli affetti è una cosa molto pesante perché avremo sempre più una società emotiva su contenuti elementari. Ogni volta che c’è una società ignorante si creano vantaggi per il potere. Più avremo una società irriflessa, più avremo Berlusconi e, se non lui, qualcun altro che gli assomiglia. Berlusconi non è solo una persona, ma un fenomeno destinato a ripetersi.”

Dopo molti anni dal crollo del Governo Berlusconi IV possiamo dire che, seppur con gradazioni diverse, sull’economia neoliberista, sui diritti sociali, sulle spese militari, sull’immigrazione, sulle guerre e su contenziosi geopolitici i governi che si sono susseguiti hanno sempre avuto le stesse posizioni.

Questo vuol dire che non c’è stato un cambiamento radicale, che non è mai stato nei loro programmi e che non c’è mai stata l’intenzione di una svolta da Berlusconi in poi. Anzi, un perseguimento di quello che ha fatto cambiando solamente la forma. È solo cambiata la forma e mai la sostanza delle politiche e lo stesso è il destino del salvinismo: con Salvini o senza Salvini, si ripresenterà in altre forme.

Laura Boldrini, in una intervista ad Avvenire, ha dichiarato: “Sta iniziando a calare il sipario sulla stagione del salvinismo. Si è finalmente invertita la rotta rispetto alla criminalizzazione dei migranti, al vulnus  inferto ai diritti umani. Quei due decreti varati durante il governo giallo-verde, secondo me, erano davvero una macchia per il nostro ordinamento e finalmente sono stati cancellati. Si ricomincia a tener conto della Costituzione e del diritto internazionale, si ricomincia a rimettere le cose al loro posto.”

Parole inutili, mi verrebbe da dire, ma soprattutto retoriche. Questa enfasi contro il salvinismo nasconde ciò che sono state le leggi Minniti-Orlando e altre leggi razziste varate dalla destra nella sua complessità ovvero, liberal conservatrice e liberal progressista. Il razzismo istituzionale non è una caratteristica esclusiva del salvinismo, ma piuttosto parte del sistema, come lo sono le stesse modifiche del Decreti Sicurezza. Salvini è solo un simbolo perché ha fatto della sicurezza spietata una battaglia, ma questo non vuol dire che non ci fosse anche in passato questa volontà politica. Con i Decreti Sicurezza si è solo raggiunto l’apice, una sorta di “punto di non ritorno” in ambito di diritti umani che ha consolidato il tema dell’immigrazione come un problema. Per questo non credo al trionfalismo sulla modifica dei Decreti Sicurezza, perché già lì è presente il salvinismo. Sebbene siano state modificate in maniera radicale le parti sull’accoglienza con il ripristino di una forma di protezione umanitaria, di protezione speciale estesa a nuove categorie di migranti e del sistema di accoglienza diffuso, su altri punti come il soccorso in mare è rimasto in piedi l’impianto di fondo del decreto Salvini che classificano l’immigrazione come una questione securitaria. Il decreto Salvini allungava i tempi per l’ottenimento della cittadinanza per gli stranieri naturalizzati in Italia, portandoli da due a quattro anni, mentre le modifiche riducono i tempi a tre anni, ma non migliorano ulteriormente il testo. La filosofia di fondo dei Decreti Sicurezza, cioè la codificazione della politica migratoria come questione securitaria e la gestione del dissenso come criminalità da sanzionare penalmente e da isolare e confinare con il sistema dei DASPO, è rimasta purtroppo intatta. Il Decreto appena sfornato dal governo Conte II non tocca l’impianto dei decreti, ma procede nel percorso inaugurato dai Decreti Minniti-Orlando che, in fondo, sono stati i precursori di questa nuova fase della politica migratoria e della gestione dei conflitti nelle città. 

Non scompaiono ma risultano confermate le misure repressive nei confronti di proteste sociali, blocchi stradali, occupazioni di immobili e manifestazioni che Salvini aveva introdotto, così come si inasprisce quella riguardante il cosiddetto Decoro Urbano che è servita per trasmettere una immagine dei migranti (e dei poveri) come minaccia per la sicurezza delle città. Per non parlare dell’inasprimento delle pene per il reato di rissa, l’introduzione dei Daspo dai locali pubblici e di intrattenimento per chi sia stato denunciato o condannato per atti di violenza.

Anche sul fronte del salvataggio delle vite umane nel Mediterraneo le novità sono limitate, si riduce l’entità delle sanzioni (anche se cresce la pena per il comandante dell’imbarcazione) ma non cambia l’impianto accusatorio nei confronti di chi svolge atti di solidarietà, i cosiddetti “reati di solidarietà”. Con queste modifiche l’Italia diventa un laboratorio di sperimentazione di misure del piano europeo su immigrazione e asilo, accelerando la procedura per esaminare richieste di asilo e mettendo in pericolo il diritto di richiedere asilo. Non si darannno multe alle ONG, ma rimane impronta punitiva verso di esse, sempre più strette da cavilli giudiziari e burocrazia.

In più il nuovo decreto immigrazione è strutturato in dodici articoli, che dovrà essere convertito in legge dal parlamento che potrà apportare ulteriori modifiche in sede di discussione. Quindi mi domando cosa ci sia da esultare. La verità è che il salvinismo non è finito, è non ha neanche smesso di agire, ma anzi continuerà ad essere un mantra dei prossimi governi che, trovandosi un po’ le mani sporche e un po’ le mani puliti, potranno contare sulle norme repressive precedentemente approvate per inaugurare le proprie.

Ma soprattutto queste modifiche non possono essere un punto di svolta, perché non sfiorano minimamente argomenti strutturali legati al tema dell’immigrazione: messa in discussione degli hotspot, cancellazione dei patti con la Libia, la militarizzazione delle frontiere anti-migranti che l’UE intensifica con droni killer israeliani. Questioni centrali che si rivelano come veri e propri tabù, ma a cui purtroppo non spetta solamente alla nostra politica nazionale decidere. Non si può esultare per il dimezzamento dei tempi di trattenimento dei migranti, da 180 a 90 giorni, nei Centri di Permanenza per il Rimpatrio (CPR), dal momento che è stato proprio questo governo che ha permesso l’apertura del nuovo CPR di via Corelli a Milano con tanto di plauso del leader della Lega ed ex Ministro dell’interno Matteo Salvini che, come riporta l’Ansa ha dichiarato: “Ho lavorato io per riaprire i centri dove mettere i clandestini riconosciuti come tali in attesa di espulsione, perché altrimenti gironzolano per l’Italia” – “me la auguro, perché senza i centri per le espulsioni non puoi fare le espulsioni”.

Sicuramente si apriranno delle nuove rivendicazioni, ma non si può dire che da ora in poi i diritti umani fioriranno, che senza Salvini sarà tutto più giusto, che con le attuali misure non ci sarà più repressione. Non è una vittoria e purtroppo il “salvinismo”, come fenomeno politico, ancora dilaga.