La pandemia ha causato diversi disagi nel settore sanitario e in quello dei trasporti, privando milioni di donne in tutto il mondo della possibilità di avere accesso sicuro a prestazioni mediche essenziali, come indicato dall’ultimo rapporto da Marie Stopes International. L’ONG si aspetta che ci saranno 1,5 milioni di aborti non sicuri in più rispetto al normale e oltre 3000 madri morte in seguito a complicazioni, nelle regioni in cui l’organizzazione è attiva. Le più colpite sono le donne indiane, a causa dei divieti a circolare piuttosto caotici nel paese.

Marie Stopes International (MSI) è un’organizzazione non governativa con sede nel Regno Unito, che offre servizi sanitari per le donne in 37 nazioni. I suoi servizi, che si possono riunire sotto il motto “Diritto alla salute sessuale e riproduttiva”, partono da una pianificazione familiare proattiva, includono la messa a disposizione di diversi anticoncezionali, di aborti sicuri, nascite sicure e assistenza post-parto e vanno fino alla consulenza legale in caso di violenza domestica.

Marie Stopes
Marie Stopes era una botanica e femminista britannica. Ha fondato la prima clinica per la contraccezione femminile in Gran Bretagna nel 1921. (Foto: Wellcome Images di Wikimedia Commons / Licenza: CC BY 4.0)

 

 

 

 

 

 

Per la stesura del rapporto “Resistenza, adattamento, prontezza d’azione” sono state intervistate 1000 donne tra i 16 e i 50 anni rispettivamente nel Regno Unito, in Sudafrica e in India. Nei primi 6 mesi del 2020 MSI ha avuto quasi 2 milioni di assistiti in meno rispetto alle previsioni. Nella sola India sono state seguite 1,3 milioni di donne in meno rispetto a quanto preventivato. In ogni caso, la diminuzione è stata meno netta di quanto si temesse.

Tuttavia, secondo l’organizzazione, tutto ciò porterà ad almeno 1,5 milioni di aborti non sicuri in più, due terzi dei quali riguarderebbero la sola India. Su 900.000 gravidanze indesiderate in più, 650.000 riguarderanno l’India. MSI crede che 3100 madri in più perderanno la vita a causa delle pessime condizioni sanitarie e, secondo le previsioni, 2600 di loro saranno donne indiane.

“In una situazione di emergenza le necessità delle donne non scompaiono come per magia, anzi, diventano ancora più impellenti”, afferma il dottor Rashmi Ardey, direttore di uno dei due programmi indiani dell’MSI, commentando lo studio. “Da medico ho visto già troppe volte quali sono le drastiche misure a cui donne e ragazze devono ricorrere se non hanno la possibilità di affidarsi a metodi anticoncezionali o ad aborti sicuri.”

Le donne in tutti e tre i paesi coinvolti si sono mostrate molto insicure quando è stato chiesto loro come pensano di avere accesso a degli anticoncezionali o a un aborto. In Sudafrica e in India solo il 40% delle intervistate ha confermato che le cliniche private che si trovano nella loro regione continuano a praticare interruzioni di gravidanza durante la pandemia, mentre in Gran Bretagna è solo una donna su cinque ad affermarlo. Circa una ragazza su tre in India e una su quattro in Sudafrica ha dichiarato di non potersi procurare alcun anticoncezionale a causa del rischio di contagio.

Quasi una donna su tre in India, che aveva intenzione di abortire al momento dell’inchiesta, ha detto che diverse cliniche erano chiuse nella propria zona di residenza. Un altro 9 % ha ammesso di dover aspettare almeno 5 settimane per il primo appuntamento.

Classificabili come “servizio essenziale”?

Una delle domande più rilevanti è se le cliniche per l’aborto siano classificate come “servizi essenziali” durante una pandemia. L’OMS aveva chiesto a gran voce che fosse così già a metà marzo, offrendo il proprio aiuto.

C’è un’ulteriore complicazione: molte donne non possono neanche raggiungere una farmacia o una clinica. Non possono farlo se i trasporti sono nel caos, se vengono imposte delle quarantene non coordinate o se le istituzioni locali non sono abbastanza informate. Quindi è vero che l’India ha classificato gli aborti come servizi essenziali, ma sussistono enormi difficoltà logistiche.

3 centesimi al giorno: ecco quanto costa proteggere una giovane donna da una gravidanza indesiderata.”

Simon Cooke,

CEO di Marie Stopes International

Il lavoro delle ONG come Marie Stopes International deve essere incredibilmente flessibile. In Uganda, ad esempio, la collaborazione con SafeBoda, una sorta di Uber locale, permette di consegnare gli anticoncezionali a domicilio con delle moto. In Zimbabwe le prestazioni di Marie Stopes sono state integrate nel programma nazionale delle vaccinazioni.

In Nepal, dove una quarantena molto severa si è ripercossa in maniera devastante sulla salute di donne e neonati, MSI è riuscita a ottenere un’autorizzazione speciale per offrire interruzioni di gravidanze e assistenza post-parto alle pazienti.

Nel Regno Unito l’organizzazione ha imboccato un’altra strada. Da aprile più di 7000 donne hanno ricevuto assistenza telematica a distanza per abortire servendosi di medicinali. Uno studio pubblicato nel 2019 è arrivato alla conclusione che le gravidanze interrotte in questo modo con dei farmaci sono tanto sicure quanto gli aborti condotti in una clinica specializzata.

La medicina a distanza: una possibile soluzione?

Il 98% delle pazienti che ha ricevuto assistenza medica a distanza ha descritto il servizio di MSI come “buono” o “molto buono”. Si spera che si possano offrire opportunità del genere a breve anche in India, Sudafrica e Nepal.

“3 centesimi al giorno: ecco quanto costa proteggere una giovane donna da una gravidanza indesiderata”, scrive Simon Cooke, CEO di MSI, che sollecita la comunità internazionale a continuare a offrire alle donne servizi essenziali per la loro salute.

Non solo è fondamentale classificare come “essenziale” l’accesso agli anticoncezionali e ad aborti sicuri sia a livello nazionale che locale, ma è necessario anche che gli stati, soprattutto in considerazione del rischio di contagio, eliminino ostacoli inutili come l’obbligo di prescrizione per gli anticoncezionali o una plurima consultazione obbligatoria in caso si esprima il desiderio di interrompere una gravidanza. Cooke: “Abbiamo l’opportunità di sfruttare questa situazione come catalizzatore per rendere i servizi più flessibili, migliorando di conseguenza la vita delle donne.”

Traduzione dal tedesco di Emanuele Tranchetti. Revisione: Thomas Schmid