Tra le 19 Bandiere Verdi, attribuite da Legambiente per premiare pratiche innovative ed esperienze di qualità ambientale e culturale, quest’anno c’è anche il Condominio di Comunità di Colletta di Castelbianco (SV), sorto all’interno di un antico borgo medievale tornato a vivere grazie all’ospitalità diffusa e alla condivisione sostenibile degli spazi.

Ogni anno Legambiente fotografa la situazione ambientale e culturale dei territori montani e assegna un vessillo che distingue le varie esperienze: le Bandiere Verdi, che premiano pratiche innovative ed esperienze di qualità ambientale e culturale, e le Bandiere Nere, che segnalano le lacerazioni dell’arco alpino.

Quest’anno una delle Bandiere Verdi è stata assegnata al Condominio di Comunità di Colletta di Castelbianco (SV), sorto all’interno di un antico borgo medievale tornato a vivere grazie all’ospitalità diffusa e alla condivisione sostenibile degli spazi. Si tratta di un modello di sintesi tra tutela ambientale e potenzialità tecnologiche, e per questo si è aggiudicato la Bandiera Verde 2020, oltre ad essere divenuto nel tempo un luogo desiderabile per chiunque voglia vivere bene in un’area interna.

Colletta di Castelbianco (SV)

Colletta è un Borgo medievale di cui alla fine del ‘900 un grande architetto, Gian Carlo De Carlo, ha studiato il recupero restituendo alle rovine la dignità di alloggi di pregio, di luoghi del buon vivere, realizzando un’offerta di assoluta qualità, sia urbanistica sia sociale. Il borgo, inoltre, con la cablatura completa del suo insediamento ha avuto la possibilità di disporre di connessione internet (anche con fibra ottica), quando ancora altrove il web balbettava. Era il periodo 1996/98 e cominciò a risorgere un’armonia di costruzioni, in un ambiente incontaminato, inserito in un territorio culturale e gastronomico di particolare interesse.

Nel 1998, grazie ad un’idea dell’architetto Vincenzo Ricotta, è nato il Condominio di Comunità, dove il regolamento vedeva gli stessi fruitori delle unità del Borgo delineare le regole amministrative partendo dal D.N.A del Borgo stesso. Il regolamento di Condominio di Comunità aveva come primo scopo quello di valorizzare l’identità del Borgo attraverso una serie di azioni riguardanti: servizi e impianti tecnologici comuni, l’uso di locali in condivisione, le priorità di manutenzione delle strade interne rigorosamente pedonali, il rispetto dell’ambiente e dei terreni circostanti, i processi di risparmio energetico, la volontà di evitare emissioni inquinanti e nocive, promuovendo la sistematica raccolta differenziata dei rifiuti quotidiani, la cura e sostegno delle attività ludiche e di valorizzazione dello stesso territorio del Borgo e della Valle Pennavaire. Si è poi aggiunto l’Albergo Diffuso con epicentro su Colletta di Castelbianco, con l’apertura di un locale di ritrovo.

L’albergo diffuso

L’albergo diffuso promuove il turismo esperienziale e gestisce con gli stessi proprietari del Borgo le strutture aderenti al Consorzio, utilizzando le abitazioni nei periodi liberi, in simbiosi con le altre realtà del Comune di Castelbianco. Il Borgo conta circa 70 unità abitative dove sono domiciliati stabilmente una dozzina di proprietari, mentre gli altri proprietari frequentano costantemente il luogo in periodi variabili tre o quattro volte all’anno.

Sono vivi i rapporti con tutti gli abitanti del Comune di Castelbianco, ospitali con tutti i viaggianti e viaggiatori che vanno a visitare il Borgo, compresi escursionisti a piedi, bike e free climbing (Castelbianco offre una nota palestra di arrampicata). Molte le attività di promozione dei prodotti tipici con produttori della zona, anche con cene tematiche realizzate tra i locali vicini. Sotto la direzione della Gestione del Colletta Bar della Piazzetta sono organizzati anche eventi che caratterizzano i fine settimana con musica, degustazioni tipiche, presentazioni di libri e mostre per i vicoli del Borgo.

Che cos’è la Carovana delle Alpi

Carovana delle Alpi è una campagna di informazione nata nel 2002 per raccontare il territorio alpino, un ecosistema fondamentale per la conservazione della biodiversità in Europa, reso fragile dai mutamenti climatici e da uno sfruttamento eccessivo delle risorse.

Da luglio a ottobre, i circoli locali di Legambiente organizzano passeggiate, trekking e incontri per guidare le persone alla scoperta del territorio alpino.

Una piattaforma per trovare manodopera agricola in modo rapido e trasparente contro la piaga del caporalato, un gregge di capre giardiniere, classi elementari di robotica, percorsi lenti adottati come stile di vita da intere comunità, arte contemporanea per il recupero di spazi dismessi e accoglienza diffusa contro lo spopolamento di valli e borghi fantasma.

Ma anche nuove speculazioni sui fondi della Politica agricola comunitaria (PAC) per il sostegno alla pastorizia in montagna, discariche di rifiuti speciali realizzate vicino a parchi naturali, modifiche peggiorative di leggi sulla caccia a scapito di specie in declino o minacciate a livello globale.

Sono alcune delle realtà premiate dalle Bandiere Verdi e segnalate dalle Bandiere Nere 2020, raccontate nel nuovo rapporto di Carovana delle Alpi di Legambiente, che anche quest’anno ha assegnato i suoi vessilli ad attività imprenditoriali, associazioni, comunità, consorzi, Comuni e Regioni dell’arco alpino distintisi in positivo e in negativo in tema di sostenibilità.

Le Bandiere Verdi e Nere 2020

Ben 19 le Bandiere Verdi che hanno premiato pratiche innovative ed esperienze di qualità ambientale e culturale dei territori, due in più rispetto allo scorso anno; dodici (quattro in più rispetto al 2019) le Bandiere Nere che segnalano le lacerazioni del tessuto alpino, caratterizzate spesso da scelte anacronistiche dietro cui si celano controversi interessi economici o modelli lontani da quell’idea di sviluppo sostenibile chiave imprescindibile per immaginare il futuro. Nel complesso, le bandiere sono così distribuite: una Verde in Liguria; cinque Verdi e tre Nere in Piemonte; una Verde e una Nera in Valle d’Aosta; quattro Verdi e due Nere in Lombardia; due Verdi e due Nere in Trentino Alto Adige; due Verdi in Veneto; quattro Verdi e quattro Nere in Friuli Venezia Giulia.

«Negli ultimi cinquant’anni ci siamo allontanati troppo dalla materialità degli ecosistemi, così come dal bisogno di bellezza e di ritmi che ci sono propri. Difficile non accorgersene dopo l’esperienza del Coronavirus – osserva Vanda Bonardo, responsabile nazionale Alpi di Legambiente – Eppure, proprio una maggiore attenzione agli equilibri naturali ridurrebbe il rischio di fenomeni come il dissesto idrogeologico o la possibilità di contrarre epidemie, e mitigherebbe gli impatti dei cambiamenti climatici, che sulle Alpi mostrano i loro effetti più drammatici ed evidenti. Il variegato paesaggio delle nostre montagne, dalle foreste ai pascoli ai terreni coltivati, ben si presta a una ricerca dell’equilibrio uomo-ambiente oggi più che mai avvertito come fondamentale: l’arco alpino offre straordinarie opportunità ed esempi di gestione virtuosa, recupero e valorizzazione dell’esistente da cogliere e praticare al più presto».

«Come da tradizione, anche per il 2020 abbiamo individuato diverse buone pratiche di una montagna in cambiamento, stigmatizzando situazioni che continuano ad allarmare per i danni arrecati all’ambiente e allo sviluppo di territori che meriterebbero una gestione più in linea con le peculiarità dei luoghi, in un’ottica sostenibile dal punto di vista ambientale, socio-culturale, economico – spiega Giorgio Zampetti, direttore generale di Legambiente – Purtroppo dobbiamo rilevare che, accanto alle Verdi, anche le Bandiere Nere quest’anno sono in crescita, esempio di inefficienze, trascuratezza e sciatterie nelle scelte politiche, ma anche d’incapacità nel produrre visioni al passo coi tempi.

Al contrario, il nostro vessillo green premia uno spaccato di territorio dinamico, dal significato ancor più pregnante in questo periodo: realtà che puntano su innovazione, riduzione delle emissioni CO2, condivisione di spazi e idee, meritevoli per la grinta nell’affrontare situazioni non facili e per la volontà di esprimere visioni aperte e ottimistiche».

 

 

L’articolo originale può essere letto qui