Le cose, semplicemente, accadono. È così che ci troviamo a vivere, a vedere, ad ascoltare episodi della realtà che a volte sembrano piovere dal cielo, all’improvviso, senza un prima e con un dopo sconosciuto. Proprio come il coronavirus, arrivato senza avvisare, prima lontano da noi e poi improvvisamente molto molto vicino, tanto da fare della nostra regione, la Lombardia, l’iniziale epicentro dei contagi fuori dalla Cina.

Per questo motivo durante l’edizione 2020 di Equalafesta a Germignaga ci si è fermati a riflettere sulle vicende degli ultimi mesi, su quello che è successo nella vita di tutti noi, partendo dal vissuto delle persone che hanno condiviso in modi diversi le loro storie. Il titolo “Così lontani, così vicini. I rapporti sociali ai tempi del coronavirus, tra distanziamento, paure, solidarietà e bisogno di contatto umano” rappresenta bene le esigenze – spesso opposte – che hanno caratterizzato l’emergenza e che ancora condizionano le nostre giornate.

La narrazione dei fatti dà loro una seconda vita, un “io narrante” che le arricchisce di nuovi significati e rimandi. In questa luce abbiamo ascoltato con interesse i racconti fatti da Paola Ciccioli, giornalista e scrittrice, curatrice e coordinatrice del blog “Donne della realtà” (https://donnedellarealta.wordpress.com/), portatrice di innumerevoli storie piccole ma così significative che ognuno le ha sentite proprie, storie che la pandemia e il conseguente stravolgimento delle nostre vite ha fatto affiorare dando l’urgenza, la necessità ineluttabile della condivisione.

Così le canzoni della tradizione milanese cantate sul balcone di casa si sono mischiate con il diario dall’ospedale di una donna contagiata dal coronavirus, i fiori fotografati e postati ogni mattina con una poesia di Borges… La quotidianità prende un senso nuovo, diventa resistenza, traccia segni di luce nel buio. Racconti al femminile nei quali emerge la dimensione del donare, del dare nuova vita, del guadagnarsi il futuro, come in tempo di guerra quando gli uomini partivano per il fronte e le donne provvedevano a tutti gli aspetti della vita domestica e civile.

Tanti racconti dunque, tanti tasselli di un grande mosaico collettivo. Ma questa meraviglia per le piccole cose, questa volontà di coltivare la bellezza sotto una grande ombra di pericolo e di morte da dove vengono? Ecco che interviene una lettura più analitica, che parte dalla conoscenza e dalla pregressa esperienza dei meccanismi psicologici ed emotivi che stanno alla base dei nostri comportamenti. Piera Malagola, psicologa e psicoterapeuta di Germignaga, ha fornito diversi spunti di lettura sulle reazioni delle persone rispetto alle cronache, alle chiusure, alle limitazioni di questi mesi.

Chi è partito con un buon bagaglio di relazioni positive ha potuto affrontare meglio la situazione, così come i nostri bambini e ragazzi, pur essendo i più penalizzati dal lockdown, hanno avuto più strumenti per affrontarla grazie ad una maggiore plasticità neurologica. Le parole hanno una grande importanza, così il termine distanziamento è stato preferito a confinamento perché quest’ultimo rimanda alle drammatiche vicende di molte guerre anche recenti, risvegliando ferite che sembravano sanate o perlomeno dimenticate. È stato affrontato il concetto di resilienza, termine preso a prestito dalla fisica, come capacità di resistere agli urti della vita senza “rompersi”.

Non è stato fatto un elenco di concetti astratti, l’analisi e la spiegazione sono partiti ogni volta da vicende vissute: proprio in questo dialogo tra la giornalista e la psicologa si è creata una speciale alchimia in cui una voce completava e rinforzava l’altra, dando spiegazione da una parte e dimostrazione dall’altra.

Un incontro piacevole, ma allo stesso tempo di spessore, che ancora una volta ci ha ricordato l’importanza di condividere le nostre esperienze, le paure, le speranze e i gesti grandi e piccoli che possono costruire il nostro presente. Le cose accadono, è vero, sta a noi affrontarle come meglio riusciamo. Possibilmente insieme.