I miei due amici, Lui e Lei, dovettero interrompere il loro lavoro seduta stante, come se un muratore abbandonasse la cazzuola a mezz’aria e se ne andasse, come se uno scrittore lasciasse una parola sospesa per sempre sul foglio. Le minacce erano serissime, per il tono e il modo in cui erano state proferite. Il commissario ascoltò attentamente, lesse i documenti che i miei amici gli consegnarono, alzò lo sguardo. Tu, non puoi più continuare ad esporti in questo modo, disse; poi, guardando Lui fisso negli occhi: e tu sei un uomo morto.

Pochi giorni prima Lui trovò le gomme della macchina tagliate. Il messaggio era chiarissimo: prima le gomme e poi la gola. Lei invece sentì il pericolo attraverso una frase che non lasciava alcun dubbio: te la faremo pagare.

Entrambi lavoravano da tanto tempo in situazioni di alto rischio, ma da quando avevano scoperto uno scabroso caso di pedofilia che coinvolgeva delinquenti comuni, prelati insospettabili e organizzazioni di aiuto internazionale, la loro vita era diventata un inferno. La favela in cui lavoravano poteva trasformarsi in una trappola mortale. La strada in cui avevano fondato la scuola itinerante per i meninos de rua avrebbe potuto farli sparire per sempre. Riferirono alle autorità di cui avevano stima, e con le quali mantenevano un buon contatto. Il commissario non ebbe dubbi: tu – disse a Lei – devi uscire dalla strada immediatamente e tu – ribadì rivolto verso Lui – sei un uomo morto. I miei due amici non ebbero scelta. Il commissario spiegava che le minacce provenivano da chi era disposto a compiere ciò che promette. I miei amici passarono alcune settimane nella semiclandestinità, guardandosi le spalle, e creando una rete di protezione capace appena di garantire alcuni brevi spostamenti. Il loro lavoro continuò nelle retrovie ancora per tanti anni, tra alti e bassi, e alterne vicende; videro gente essere ingoiata dal nulla, e altri riuscire a riscattarsi; videro baracche di cartone trasformarsi in Centri Scolastici per cinquemila alunni; videro bambini crescere e mettere al mondo altri bambini; videro la vita vivere, ridere di gioia e piangere il silenzio della disperazione. Da allora è passato un millennio, ma l’eco di quelle parole – tu devi uscire dalla strada… tu sei un uomo morto – se lo portano ancora sul groppone. Lui malamente, Lei sopportandolo come un’ulcera gastrica. Le minacce anche dopo decenni continuano a ferire la dignità e l’amor proprio, la fiducia in se stessi e nel prossimo. Le minacce si fondono con la frustrazione e l’impotenza. Le minacce fanno male e basta.

Nel vedere il video in cui Padre Júlio chiede aiuto, ho pensato che adesso la cosa era diventata molto seria. Padre Júlio Lancellotti è un prete di strada, lo si può incontrare facilmente sotto i ponti o nelle zone più malfamate della città, in mezzo agli spacciatori, a chi non si regge più i piedi e vaga in cerca di una dose, tra la prostitute e i travestiti. Padre Júlio dall’altare denuncia il malaffare politico e la violenza istituzionale contro i meninos de rua e gli uomini di strada. Padre Júlio usa i social come un megafono per scuotere le coscienze mollicce e umide di una città che produce violenza e povertà a profusione. E la pandemia non lo ha certo fermato. I poveri non possono seguire la raccomandazione di rimanere in casa: i poveri una casa non ce l’hanno. E Padre Júlio è lì con loro a portare conforto e soprattutto i mezzi di igiene personale, ad aiutarli a sopportare il peso della miseria e della disperazione. Ma nel video divulgato in rete, per la prima volta in più di trent’anni di lavoro ha chiesto aiuto, e non solo. Padre Júlio ha paura: “non mi sento più sicuro, sono sempre più in rischio e voi sapete di chi è la responsabilità”. Racconta di aver ricevuto insulti da noti personaggi della sfera bolsonarista ai quali sono seguite le minacce vere e proprie da parte di ignoti. Quello che però lo ha spaventato davvero, è stata la forma, il modus operandi e il gergo usato da due individui in motocicletta, senza nessun timore di essere riconosciuti dai presenti, un gergo tipico di un noto gruppo criminale. Padre Júlio di minacce e insulti ne ha ricevuti tanti, ma chi lavora nelle situazioni estreme ci è abituato. Fino a un certo punto. I miei amici, con il consiglio del commissario, capirono la gravità della situazione, ed ebbero paura. Padre Júlio lo dice al mondo: non mi sento più sicuro, ho paura. Padre Júlio non si ferma, non si può fermare. Padre Júlio chiede aiuto. Lo proteggeranno i poveri più poveri, i drogati, i mendicanti, le prostitute, i bambini di strada, lo proteggeranno le centinaia di mani che ha stretto, gli abbracci che ha dato, lo proteggeranno i suoi amici, lo proteggerà la gente. Lo proteggeremo tutti noi.

Pressenza Brazil ha intervistato Padre Júlio a luglio:

https://www.pressenza.com/it/2020/09/in-brasile-esistere-e-un-atto-di-ribellione-intervista-a-padre-julio-lancellotti/