Qual è il punto di vista delle persone Rom sullo sgombero del campo di via Germagnano a Torino? Lo abbiamo chiesto ad Igor Stojanovic attivista per i diritti dei Rom e mediatore culturale.


Cosa ne pensa dello sgombero di via Germagnano?

Personalmente sono convinto del superamento dei campi, ma non con queste modalità.

Questo però non vuol dire che noi Rom dobbiamo smettere di professare la nostra cultura, esistono anche altre modalità di aggregazione familiare: esistono le micro-aree, che sono state realizzate in altre parti d’Europa, ma anche in Italia.

Ne sono state realizzate in Veneto, in Emilia Romagna ci sono micro aree che sono anche dalle parti di Rivalta (TO).

Ci sono famiglie che hanno preso un terreno e vivono col proprio nucleo familiare allargato.

Parliamo di nuclei che pagano le utenze, mandano i bambini a scuola.

Il pagamento delle utenze e il mandare i piccoli a scuola è un aspetto molto importante.

Certo! La maggior parte della famiglia Rom vuole inserirsi nel patto sociale ma non ci sono le opportunità.

Ad esempio a scuola spesso si sente dire che i bambini zingari puzzano, ma non riesci a farti la doccia tutti i giorni perché vivi in un campo, purtroppo succede.

Ci sono genitori Rom che vogliono mandare i figli a scuola nonostante i loro bambini possano venire discriminati.

Un Rom su tre vive nei campi, gli altri sono integrati, lavorano.

Le risulta che siano stati dati dei soldi alle famiglie Rom di via Germagnano per sgomberare?

È verissimo, questi soldi però non provengono dal Comune ma da un Ente privato. Non parliamo però di 1000 euro a famiglia, o meglio: coloro che hanno preso 1000 euro sono ben pochi, risulta che almeno 36 famiglie abbiano preso 400 euro.

Per il criterio di assegnazione del denaro si sono basati sull’ultimo censimento etnico, effettuato il 29 giugno, su quei dati si è deciso di stilare questa lista.

Il campo sgomberato non era un campo abusivo, era un campo tollerato (è presente da circa 20 anni, n.d.r.).

Quel campo è l’effetto di vecchi sgomberi come ad esempio Venaria, c.so Tazzoli nel quale si volevano separare le famiglie mettendo le persone della stessa famiglia in comunità diverse ecc…

Neanche i nazisti sono riusciti a separare le nostre famiglie.

Ma le famiglie di via Germagnano: se ne sono andate da Torino dopo lo sgombero?

Alcune sì. La repressione è iniziata circa tre anni fa, con il problema dei fumi tossici (all’interno del campo venino bruciati rifiuti che sviluppavano fumi tossici, n.d.r.).

Il campo di Via Germagnano è stato vittima di due famiglie Rom “mafiose” che incendiavano i rifiuti. Questi elementi erano però pagati da italiani che fornivano loro i rifiuti pericolosi da bruciare.

Parliamo di italiani mafiosi che pagavano Rom mafiosi.

Il problema dei rifiuti tossici bruciati è stato uno dei principali problemi di convivenza all’interno del quartiere.

Io comprendo benissimo gli abitanti del quartiere, tra l’altro le prime vittime di questi fumi erano propri gli abitanti del campo.

Il diritto alla salute per tutti è un diritto primario e imprescindibile, il campo era anche pieno di amianto.

Anche per questi motivi sono un sostenitore del superamento dei campi.

Nei campi è praticamente impossibile avere una vita dignitosa.

Occorre dire però che in altre parti d’Europa, come in Romania, i Rom vivono in condizioni ancora peggiori.

Non dimentichiamo che in Romania, dove è ancora molto forte il sentimento di antiziganismo, i Rom erano considerati schiavi.

Purtroppo molte persone che si definiscono antirazziste discriminano i Rom.

Risulta che il Comune abbia istituito un tavolo per il superamento dei campi Rom.

Sì, a questo tavolo sono stato presente. C’è stato un incontro, ma senza esiti di rilievo.

Le persone Rom sono state invitate a sottoscrivere il nuovo Regolamento Campi.

Questo regolamento non è stato sottoscritto, perché limitava la possibilità di risiedere nei campi.

Ad esempio, due ragazzi di campi diversi che si sposavano non potevano prendere la stessa residenza.

Una persona con sentenza passata in giudicato non poteva più avere la residenza nel proprio campo.

Parliamo di persone nate e cresciute in Italia da genitori nati e cresciuti in Italia.

Lei se avesse una condanna e scontasse la pena: a fine pena potrebbe rientrare nella propria residenza?

Perché un Rom no? La nazionalità della persona non viene considerata nel regolamento. È a tutti gli effetti un provvedimento su base etnica.

Stiamo assistendo a ad un “sottobosco” di atti, di politiche, estremamente discriminatorie nei confronti dei campi: vengono messe in atto discriminazioni di cui purtroppo nessuno parla.

Purtroppo come accade anche in altri ambiti i Rom hanno paura a denunciare. Hanno paura di ritorsioni da parte delle Forze dell’Ordine e delle Istituzioni: io denuncio, ma questa paura da parte delle persone c’è, ed è forte.

A Torino esiste da parecchi anni un “nucleo nomadi” della Polizia Locale: ma se le dicessi che c’è un nucleo omosessuali? O un nucleo ebrei? Lei cosa penserebbe?

Possiamo dire che Torino ha una polizia per gli “zingari”.

In questo nucleo ci sono mediatori culturali?

Opero come mediatore culturale nei campi da anni e non ho mai conosciuto un mediatore in questo nucleo, i mediatori ci sono ma all’ufficio stranieri.

Purtroppo gli episodi di discriminazione in questi ultimi anni sono molti, addirittura è stato dismesso il servizio scuolabus per il campo di strada Aeroporto nonostante fosse già finanziato.

Il “Progetto Speciale Campi Nomadi” non è di pubblico dominio. L’accordo stipulato tra Comune, Diocesi, Regione, è stato di fatto secretato.

Non c’è assolutamente stata trasparenza.

Sono anche stupito dal comportamento della Curia. Hanno preso in carico una sola famiglia, che tra l’altro ho seguito, ma le promesse non erano quelle. Il progetto messo in campo da “Liberi tutti”, dalla Vicesindaca Schellino, inizialmente non era così, le premesse erano buone.

Le politiche sono poi cambiate decisamente in peggio in corso d’opera, che io sappia dalla seconda metà dell’anno scorso la tavola Rom non è più stata convocata sebbene si fosse pensato ad incontri periodici.

Anche il “Comitato Torino nord” non è stato più convocato.

In gioco ci sono svariate centinaia di migliaia di euro di fondi strutturali stanziati dalla Comunità Europea per il superamento dei campi Rom. Il Progetto Speciale prevedeva la suddivisione un due macro-categorie: “ultimi” e “ultimissimi”.

Negli “ultimi” possiamo annoverare le  persone regolari ovvero con residenza all’interno del campo, per capirci parliamo del campo autorizzato in via Germagnano quello più vicino al canile, sono persone di antico insediamento o profughi della guerra dei Balcani: va detto che i profughi di guerra Rom non hanno avuto lo stesso trattamento degli altri profughi.

Gli ultimissimi sono assimilabili all’altro campo, quello più numeroso e definito “abusivo”.

È vero che alcune famiglie sgombrate si sono spostate dall’altra parte del fiume? Quante sono?

La situazione è in divenire e non saprei dare numeri attendibili.

Ho portato pasti al campo sgombrato per un paio di mesi, e portavamo cibo per 55 famiglie, quindi in quel campo c’erano 55 famiglie.

Avevamo un pacco alimentare per ogni famiglia.

Durante il lockdown nel campo c’erano famiglie che non avevano letteralmente da mangiare e non potevano uscire dal campo per cercare di procurarselo chiedendo l’elemosina.

Ho visto bellissime iniziative di solidarietà a Torino durante il lockdown, ma devo dire che le famiglie Rom sono state escluse da queste iniziative.

Onestamente sono un po’ deluso dall’antirazzismo e dall’antifascismo torinese.

Cosa mi dice degli aspetti illegali come ad esempio i furti di rame?

Lei come fa a mangiare?

Lavoro.

Lei ha la possibilità di lavorare, le persone dei campi no.

Lei ha mai sentito di un datore di lavoro che dia lavoro ad una persona di un campo Rom?

Abbiamo dei progetti in cantiere per il sostegno e il lavoro delle persone nei campi, ma è presto per parlarne.

È un progetto nostro, senza alcun fondo da parte delle Istituzioni, stiamo facendo tutto questo grazie a noi stessi. Ci stiamo dando da fare noi per noi.

Solo quest’anno l’Italia ha ricevuto 17 milioni di euro dalla Comunità Europea per l’inclusione delle persone Rom.

Ci sono notizie di buone pratiche a favore dei Rom? Si sente solo parlare di ruspe e sgomberi.

A Torino risulta siano stati assegnati circa 500.000 euro.

È vero che sono state presentate denunce a carico di alcuni sindaci?

Nazione Rom ha presentato una denuncia/querela contro i Comuni di Roma, Torino, Firenze ed UNAR Ufficio Nazionale Antidiscriminazione Razziale della Presidenza del Consiglio dei Ministri. L’atto è stato sottoposto ai Giudici per le Indagini Preliminari (GIP) Maria Clementina Forleo e Angela Gerardi, alla Procura della Repubblica: Capo Procuratore Michele Giarritta, PM Alberto Pioletti ed Antonio Clemente. La documentazione è stata inoltre consegnata alla EPPO European Public Prosecutor’s Office diretto dal Procuratore Kovesi Laura Codruta.

È stata richiesta la sospensione cautelare degli sgomberi dei Villaggi della Solidarietà (Campi Rom) di Monachina, Barbuta e Castel Romano e l’apertura di procedura di infrazione contro lo Stato Italiano per violazione della Direttiva Europea Antidiscriminazioni Razziali 200/43/Ce e della Direttiva 1371/2017 lotta alla frode economica e finanziaria”.

Secondo lei è un caso che lo sgombero sia avvenuto nei giorni di ferragosto?

Credo che sia avvenuto in quel periodo per nascondere tutto. L’allarme su questa situazione è stata lanciata da tempo, io stesso ho parlato tempo fa con molte persone della politica torinese, dell’associazionismo, purtroppo spiace dirlo ma si è “dormito”.

Siamo andati giustamente a protestare, io stesso sono sceso in piazza Castello per protestare a favore di Black Lives Matter: abbiamo protestato per le discriminazioni negli USA ma non ci siamo accorti di quello che stava succedendo a Torino.

Questo vuol dire che a Torino si è purtroppo sdoganata qualunque forma di antiziganismo, credo anche si possa parlare di romfobia.

È fondamentale abbattere questo stereotipo contro i Rom. La cultura Rom fa parte di Torino, siamo qui da moltissimi anni, occorre che la cultura Rom abbia il giusto spazio a Torino.