La situazione di emergenza dovuta al Covid-19 continua a far uscire fuori innumerevoli effetti collaterali in tutti i settori. Uno di quelli è proprio nell’ambito lavorativo e nelle fabbriche, in cui capita che anche la chiusura può comportare problemi ad altri lavoratori di altri settori. Un corto circuito che la pandemia ha innescato senza pietà.
A raccontarci la sua storia un’ operaia e attivista del centro Italia che ha chiesto di rimanere anonima e ci racconta la sua situazione nella fabbrica in cui lavora.

“Si usano gli interinali per carenze di organico. Assecondano il mercato andando avanti lasciando aperti i luoghi di produzione. Dall’altra abbiamo le fabbriche in sciopero perché pretendono di salvaguardare la salute. Ovviamente il personale che viene assunto in questo periodo può scioperare ma non lo farà sicuramente: è come mettere loro una pistola alla tempia. Si ritrovano a dover scegliere tra lavoro o disoccupazione, e la scelta va da sé.
Bisogna che la base premi tantissimo sul governo affinché si estendono tutele, ammortizzatori sociali per tutte le figure professionali e contrattare le chiusure. Chiusure che però dovrebbero essere collettive, di tutti i settori. Ovviamente quelli non essenziali: se produci mascherine o beni di prima necessità che servono a rifornire i supermercati è normale che continuino a lavorare, ma con le tutele. Come minimo dovrebbero darci delle mascherine, i famosi DPI (dispositivi di protezione individuale). Tutti noi stiamo facendo una battaglia ormai da due settimane. La protesta è iniziata per la mancanza sicurezza e di tutele alla salute, ma le modalità messe in campo sono state diverse per regione. Qu si pone un elemento essenziale: LA SALUTE. Non vogliamo dover scegliere fra salute o lavoro fra reddito/ricatto.

Ciò che è avvenuto sabato è semplicemente scandaloso: si è firmato un protocollo che in definitiva dà libero arbitrio alle aziende di dare o meno i DPI. Ma i DPI non ci sono o sono insufficienti in molte aziende. Spesso si usa la stessa mascherina per una settimana. E quindi la mascherina che in teoria dovrebbe servirti per poter stare sul luogo di lavoro in protezione non viene però cambiato perchè non ti forniscono un ricambio.

Provate a stare ammassati in duecento persone in pochissimo spazio, ma che stiamo scherzando? E’ condannare tutta la classe operatrice! Quelli che stanno lavorando adesso saranno i futuri malati! Io ne sto facendo una vera e propria battaglia, a noi ci hanno consegnato solo le mascherine chirurgiche e stiamo disinfettando tutto. Se non moriremo per il covid, moriremo di esalazioni di questi detergenti irritanti .I detergenti che vengono usati sono con 75% di cloro. Si depositano nelle vie aeree. la tabella della composizione chimica, parla chiaro: se avviene un esposizione prolungata si possono riscontrare irritazione alle mucose, vie respiratorie, irritazioni oculari! Come ha detto oggi la mia collega: se non moriremo di Covid moriremo disinfettate.
Ogni settore deve avere una mascherina (dpi) adeguata al tipo di rischio. Una chirurgica può andare bene per stare in un supermercato non se adoperi detergenti irritanti.

La sicurezza va situata a seconda delle operazioni svolte in cantiere e altri luoghi lavorativi, così si standardizzano tutti i settori lavorativi. Il testo unico 81 sulla sicurezza non è un optional.
Si sta applicando confusamente senza criterio.
Chiusura fabbriche e sanificazione. Si chiude la fabbrica ma si disinfetta.
È sacrosanto! Ma chi li esegue sono tutte ditte appaltatrici al massimo ribasso del costo della manodopera. Quindi se si salvaguarda una manodopera c’è dall’altra parte una ancora più sfruttata.
Gli appalti pagano 6,88 euro orari da CCNL, la sanificazione è una prestazione straordinaria. Facciamo un calcolo approssimativo di tutte le aziende e luoghi che richiedono tale prestazione e così che un settore strategico diventa un vera macchina di profitto.
Facile comprimi tempi/salario con il minimo impiego della manodopera hai una prestazione massimizzata che rasenta la schivitù…E senza i DPI necessari: quindi tuta intera, guanti monouso, la mascherina, copertura totale…. e la mascherina FFP3.
Se ciò non avviene si sta andando a risparmio sulla pelle degli operai.

Cosa accade quando le fabbriche sono chiuse? Giustamente si esegue la sanificazione ma se la riapri tre giorni dopo si ritorna punto e a capo. Nelle fabbriche la pulizia sta avvenendo capillarmente, in modo che i locali siano sempre igienizzati. Avviene un cortocircuito: si continua a tenere aperto nel pieno dell’emergenza pur di non far perdere le quote di mercato.
Se non è capitalismo questo, allora cos’è? Quindi ci chiediamo, a chi servono queste quote di mercato? Sottostiamo alle leggi del mercato a rischio della nostra salute?
Dietro alla situazione delle fabbriche e del Covid c’è tutta una serie di domande da porsi e Confindustria ci risponde chiaramente con un la produzione va avanti.

Un gioco a ribasso, un braccio di ferro tra la classe lavoratrice e la classe padronale. E in mezzo ci sono le persone che non sono assolutamente visibili. Ci chiedono di sanificare quando i locali sono chiusi, avendo così più lavoro e non ci fermiamo mai. Mettendo così a rischio la nostra salute e dei nostri cari avendo sempre la stessa paga oraria ferma ormai da anni.

Gli ospedali non potrebbero operare in sicurezza se noi non puliamo… mense, negozi, centri commerciali, scuole, fabbriche, uffici pubblici e privati, mezzi di trasporto, luoghi che noi viviamo sono puliti e igienizzati da lavoratrici che prendono una miseria di stipendio.

La sanificazione è una prestazione ulteriore significa pulire a fondo in pochissimo tempo con un sovraccarico di lavoro deve esserci riconosciuta questa prestazione al 50% di straordinario non il 28% come da CCNL.
Dal decreto Cura Italia si incentivano le sanificazioni per le lavoratrici significherà lavorare il doppio e questo lavoro deve essere adeguato ad una paga oraria congrua ed una estensione tempistica. La tempistica è fondamentale perché è qui che si opera il profitto sulla manodopera se avremo tempi strettissimi parliamo di poche ore per igienizzare aziende di svariati mt quadri spremi al massimo le maestranze, garantendo la commissione straordinaria all’azienda utilizzatrice.

Spesso si leggono lamentele sulle sanificazioni. Ma non sanno cosa vuol dire stare chine ore per pulire ogni oggetto e superficie, attaccare alle 6/7 del mattino e fare la sponda da un cantiere all’altro senza la copertura delle spese di viaggio a carico nostro per altro, tra un lavoro e l’altro abbiamo 3 ore buca e molte non hanno la possibilità di rientrare a casa ,sei dalla mattina alla sera fuori e respiri in continuazione detergenti.

Il nostro lavoro sebbene strategico solo ora sta emergendo e purtroppo la gran parte di chi mette a disposizione le testimonianze deve farlo in totale anonimato. Questo da il polso della situazione nel nostro settore. Pochi giorni fa sono state licenziate delle lavoratrici che pulivano all’ospedale di Livorno solo per aver denunciato la mancanza dei DIP (dispositivi di protezione individuale) i guanti e le mascherine fondamentali per noi per tutelarsi sul lavoro. Per noi lo sciopero è un lusso e denunciare le carenze un rischio per quel misero stipendio di 500 euro mensili.

Mi preme ricordare che la maggioranza delle addette alle pulizie sono donne, il lavoro femminilizzato ai tempi dello schiavismo targato covid-19. Una doppia oppressione ai tempi della pandemia”.