Una notizia di qualche giorno fa giunge a noi direttamente da New York. Olive Freud, il cognome è davvero altisonante e di buon auspicio, è una arzilla novantenne che vive a Manhattan in un vecchio palazzo. Succede che al 200 di Amsterdam Avenue nell’Upper West Side, a pochi passi da casa sua, si decida di costruire un grattacielo, ma lei non ci sta e si mobilita perché anche i poveri hanno diritto di godere della luce solare che il mastodontico edificio avrebbe offuscato. Come è andata a finire? Il giudice le ha dato ragione e il grattacielo ha dovuto ridimensionarsi di ben venti piani. Nessun miliardario può rubare la luce, sembra essere la morale della storia, in realtà in questa vittoria legale c’è molto di più. La legge può dar ragione a chi lotta senza armi, senza sangue, senza urla, senza insulti. La legge sì è piegata alla nonviolenza, sembra inverosimile ma è accaduto.

Spesso mi pongono una domanda: “Cosa significa concretamente essere nonviolenti”? Vuol dire lottare per i propri diritti senza usare la violenza in tutte le sue espressioni, significa prendere una posizione decisa e portare avanti una battaglia fatta di atteggiamenti, di parole, di rivendicazioni per raggiungere il proprio traguardo. Si possono ottenere risultati senza sparare nessuna cartuccia, certo è più faticoso, non si rimpingua la vendita di armi, non si mette in moto un meccanismo che fa guadagnare soldi a chi le vende. E poi non si è certi di vincere proprio ora, adesso che desideriamo vincere, c’è il grande rischio di lottare per nulla come novelli Don Chischiotte contro i mulini a vento. Non dobbiamo però scordare che il vento può cambiare e se ce l’ha fatta una signora dalla veneranda età di novanta anni perché non dovremmo impegnarci tutti noi e credere in un buon risultato? Noi donne e uomini dell’era tecnologica in grado di spostare il “vento” con un colpo di mouse, siamo così poco fiduciosi in noi stessi?