Molte voci si stanno diffondendo sulle ipotesi al vaglio del Governo sulle nuove misure restrittive.

Sono stato tra coloro che all’inizio dell’epidemia, soprattutto quando all’interno della comunità medica c’erano pareri divergenti, hanno sottovaluto la portata della pericolosità del Coronavirus.

Ma appena capita l’elevata contagiosità del Coronavirus, sono diventato tra i sostenitori del “distanziamento sociale”, conscio che, al di là del fatto che si possa anche “vivere la malattia” da asintomatici, le misure sono utili per il bene comune e purtroppo allo stato attuale le uniche efficaci per il contenimento, e speriamo per la sconfitta, della malattia.

Sono il primo a cercare di mettere in atto tutte le misure necessarie, avendo la fortuna di poter stare a casa.

Le pochissime volte in cui sono uscito dalla promulgazione, solo per fare la spesa, sono stato molto scrupoloso nell’osservare le distanze e cercare di proteggermi secondo le direttive.

Ma ora si sta valutando la sorveglianza con i droni.

Non entrerò nel merito delle scelte di ENAC (Ente Nazionale per l’Aviazione Civile), ente regolatore del traffico aereo, che ha dato il proprio assenso all’utilizzo dei droni da parte delle Forze dell’Ordine, limitando l’operatività dei velivoli a 15 mt di altitudine da terra.

Da pilota non professionista, nel tempo, ho avuto molti dubbi su varie scelte di ENAC, e mi chiedo la regione per la quale l’Ente abbia deciso di limitare l’altitudine a 15 metri, e non a 30 o 10, ma questo non è l’argomento centrale.

E’ al vaglio anche la misura adottata in Corea, ovvero quella di fare tamponi “a tappeto”, ma a corredo di questa misura si sta valutando di “tracciare” i movimenti delle persone con delle applicazione da installare sullo smartphone.

Siamo notoriamente lo Stato europeo in cui il rapporto tra Agenti e popolazione è il più alto d’Europa, eppure in molti inneggiano all’utilizzo delle Forze Armate per il monitoraggio sul territorio.

Le Forze Armate hanno competenze, addestramenti ed esperienza specifici nella tutela dell’ordine pubblico? Perché dovrebbero disporne, visto che il loro impiego è di tutt’altro tipo?

In molti, anche in conferenze stampa ufficiali, si sono dichiarati stupiti e compiaciuti di quanto gli italiani si stanno adeguando al famoso DPCM del 11 marzo, quello che, in sostanza, imponeva il distanziamento sociale.

Nonostante tutto, decisione in parte comprensibile, non sono stati chiusi i comparti produttivi: perché in parte comprensibile? Perché una crisi economica, lo abbiamo visto in Italia nel 2012, si ripercuote più violentemente e a lungo sugli strati deboli della popolazione, viviamo, a mio parere obtorto collo, in un sistema neo-liberista, sistema che certo è impensabile cambiare dall’oggi al domani, e una crisi in questo sistema economico/produttivo, ha come primo effetto l’aumento della forbice delle diseguaglianze.

Abbiamo però visto, dai i numeri, che era peggio tenere aperte le aziende e si è provveduto a chiudere tutti i comparti produttivi di merci non di prima necessità.

Nei comuni molto spesso si è, a mio parere una decisione scellerata, provveduto a diminuire la frequenza delle corse dei mezzi pubblici, e questo ha provocato l’inevitabile impossibilità all’osservanza delle norme di “distanziamento sociale”.

George Orwell scrisse, come tutti sappiamo,  del “Grande Fratello”, in un libro nel quale descrive un regime totalitario immaginario che sorveglia continuamente i propri cittadini.

Veniamo alle misure di cui si sta parlando: perché usare i droni? Perché farlo proprio ora in cui le misure, seppur parziali (essendo state assenti nel comparto produttivo) e peraltro in parte disattese dagli enti comunali, stanno cominciando a far vedere i propri effetti?

Ieri sera Milena Gabanelli, giornalista certamente di valore e che stimo, ha dichiarato di essere d’accordo, ma non solo, di auspicare, che queste nuove misure siano adottate.

Qui però non si tratta di capacità e professionalità giornalistiche: Milena Gabanelli ha esposto la propria, seppure legittima, idea, il suo punto di vista.

Queste applicazioni per lo smartphone, finalizzate al tracciamento, presenterebbero alcuni limiti: l’accuratezza del GPS degli smartphone, il fatto che ognuno possa disporre di più telefonini, che se io sono dentro casa, magari al piano terra e passa una persona davanti alla mia finestra, che è positiva o invece sono io ad essere positivo, l’applicazione potrebbe classificare uno dei due come  a rischio di contagio,   e cosi via….

Inoltre si configurerebbe da una parte “un passaporto di persona in salute”, ma dall’altra una “patente di malato”, in un mondo dove l’anonimità e la sicurezza dei dati è, di fatto, puramente teorica al di là di tutte le precauzioni che si possano prendere.

Quindi come sempre si configura un problema di opportunità e di priorità: non è forse meglio vedere se a fronte di quello che viene chiamato “lock down”, ovvero la chiusura dei comparti produttivi non essenziali, che limiterà di molto gli assembramenti sia nei locali di produzione, sia negli uffici e sia sui mezzi pubblici, i dati dei contagi cominciano sensibilmente a migliorare?

Al contrario, da persona che sta osservando le regole, non ho nessuna remora rispetto all’aumento delle sanzioni, la situazione di pericolosità del virus è ormai nota a tutti, chi agisce da irresponsabile è bene che sia sanzionato e l’aumento delle sanzione avrebbe un maggior grado di deterrenza.