Il Governo italiano apra un confronto programmatico trasparente con i parlamentari nazionali e europei, i sindacati, le associazioni ambientaliste, di produttori e della società civile perché l’Italia diventi capofila di nuove politiche commerciali che lavorino meglio per l’economia, per i diritti, per l’ambiente e per i territori. Nel frattempo respinga l’offensiva di Trump per un nuovo trattato transatlantico come e peggio del TTIP, fermi il CETA con il Canada bocciandone la ratifica fermando, così, trattati discutibili come l’EU-Vietnam che va al voto domani a Bruxelles e il pericolosissimo EU-Mercosur che premia con una facilitazione commerciale l’attacco di Bolsonaro all’Amazzonia e al clima.

Lo hanno chiesto questa mattina a Roma parlamentari e importanti organizzazioni italiane e internazionali intervenuti in una conferenza stampa congiunta presso la Camera dei Deputati organizzata dalla Campagna Stop TTIP-CETA Italia.

LA CAMPAGNA HA ANNUNCIATO CHE IL 21 FEBBRAIO SI TERRÀ UN PRESIDIO INFORMATIVO/CREATIVO I CUI DETTAGLI VERRANNO RESI NOTI NEI PROSSIMI GIORNI

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All’iniziativa hanno preso parte alcuni tra parlamentari che hanno presentato interrogazioni urgenti in merito, ovvero alla Camera: Sara Cunial (Misto), Stefano Fassina (LeU), Lorenzo Fioramonti (Misto), Rossella Muroni (LeU);

al Senato: Saverio De Bonis (Misto), Loredana De Petris (LeU); Paola Nugnes (Misto).

Per la società civile sono intervenuti Crocevia – Antonio Onorati, CGIL – Giacomo Barbieri, Movimento Terra Contadina – Elisa d’Aloisio, Federbio – Maria Grazia Mammuccini, Greenpeace – Federica Ferrario, ISDENavdanya International – Manlio Masucci, Slow Food – Paolo Venezia; Terra! – Francesco Panié, introdotti dalla portavoce della campagna Stop TTIP/CETA Italia, Monica Di Sisto.

Antonio Onorati di ARI ha detto che “Stiamo bruciando il nostro mercato, rendendolo terra di conquista per gli USA perché non sappiamo difenderlo. I dati dell’export dicono chiaramente che il nostro mercato è l’Europa e il Governo non sembra capire che dobbiamo evitare la competizione al ribasso dei prodotti USA”.

Paola Nugnes (Gruppo misto) ha detto che “Siamo invasi da un commercio non controllato che mette a rischio la qualità del made in Italy. Dobbiamo negoziare al rialzo sugli standard e sul principio di precauzione evitando ulteriori scivolamenti”

Giacomo Barbieri dell’internazionale della Cgil ha denunciato che “Il commercio sta diventando un assopigliatutto e interferisce sui diritti dei cittadini. Assistiamo, con il TTIP, a una Commissione UE che riprende un accordo discusso fuori dal mandato e lo modifica in conferenza stampa. Per gli USA non c’è accordo senza un capitolo sull’agricoltura e l’hanno chiarito in carte ufficiali più volte. È Inaccettabile che il ministro Amendola spinga il nostro Paese all’accordo in nome di buoni rapporti tra noi e Usa. Gli USA sono gli stessi che usano il commercio come forma di ricatto per scelte politiche, vedasi, nel nafta 2, l’aver costretto il Messico ad accettarlo respingendo i migranti ai confini. Il TTIP fa parte di una rete di negoziati fuori da ogni convenzione Onue Ilo: forzati come siamo in un contesto di alta ricattabilità, occorre proporre un’alternativa e noi siamo disponibili a contribuire”.

Federica Ferrario di Greenpeace ha aggiunto che “Siamo di fronte a un nuovo tentativo di livellare al ribasso le cosiddette barriere non tariffarie, ovvero le norme europee a tutela di salute e ambiente basate sul Principio di Precauzione, per forzare l’arrivo sul mercato europeo di prodotti frutto di agricoltura industriale e di OGM, mal mascherati col nome di New Breeding Techniques”.

Lorenzo Fioramonti (gruppo misto) ha detto che ” Non possiamo lasciare il tema della Protezione della qualità e dei territori a chi pratica un nazionalismo settecentesco. Esistono valutazioni sull’impatto ambientale del commercio internazionale possiamo fare una negoziazione al rialzo semplicemente esportando gli standard europei e proponendoci, come Italia, come capofila in questa direzione a partire dalle competenze espresse in questi anni.”

Maria Grazia Mammmuccini di Federbio ha spiegato che “L’interesse degli Usa per l’agricoltura, che doveva essere esclusa dal mandato europeo, ci preoccupa e non poco. A Vinitaly è stato presentato il Trend delle richieste dagli Stati Uniti biologico e vitigni autoctoni. Tutte cose che non riusciremo a garantire con gli accordi di questo tipo e con le nuove biotecnologie.”

Loredana De Petris di LEU ha spiegato che “Abbiamo presentato un’interpellanza urgente, perché la ministra Bellanova ci spieghi cosa intende fare dell’Agricoltura in Italia. L’improvvisazione e l’assenza di linea sono quello che ci preoccupa dobbiamo rilanciare la mobilitazione ora, per proteggere e qualificare gli standard della produzione.”

Paolo Venezia di Slow Food ha sottolineato che “Questi accordi commerciali sono contro quello che noi cerchiamo di fare ovvero difendere un modello di produzione che fa bene al Pianeta. Gli accordi commerciali impattano sui popoli e sui diritti, pensiamo a quello che accade ai paesi del Mercosur ed hanno una ricaduta anche sui nostri paesi. Dobbiamo fermarci e parlarne

Stefano Fassina di LeU ha ricordato che “Abbiamo presentato una mozione sul CETA che non dice semplicemente “No” ma dà delle linee guida perché il libero mercato è incompatibile con gli obiettivi di tutela sociale. Gli accordi commerciali devono diventare oggetto di conflitto politico dentro i parlamenti.”

Francesco Paniè a nome di Terra! ha aggiunto che “se pensiamo che un’azienda agricola negli Stati Uniti misura mediamente 180 ettari, mentre in Italia non arriva a 12, è evidente come la ulteriore deregulation richiesta dagli emissari di Trump possa mettere sotto pressione il settore primario nel nostro paese, che vive già una crisi profonda a causa di una competizione globale senza vincoli di sostenibilità. Tutto questo alimenta fenomeni contro cui tutti dicono di volersi battere, come lo sfruttamento del lavoro e il caporalato”.

Il senatore Saverio De Bonis ha evidenziato che”i ministri di agricoltura è salute avrebbero dovuto sedere qui al primo banco oggi perché la nostra agricoltura è in grande difficoltà, come lo è la nostra salute. Dobbiamo chiedere all’esecutivo conto e coerenza delle sue azioni e pressarlo insieme per costringerlo a dialogare.

Manlio Masucci di Navdanya International ha sostenuto che “Dobbiamo dire ‘No’ ad accordi commerciali come il CETA o come il Mercosur che evidenziano il problema che l’Europa ha nel promuovere una coerenza complessiva nella sua azione. Il problema è il modo in cui si distribuisce e produce il cibo e i consumatori in questo momento possono fare la differenza soprattutto sul tema degli OGM”.

Elisa Aloisio del Movimento Terra contadina ha ricordato che “Esiste un mondo contadino che produce per le famiglie e con il quale le famiglie vivono e questo mondo contadino produce rispettando la natura i diritti la biodiversità. Un mondo che sostiene gran parte della produzione del nostro paese. questi accordi uccidono questo mondo, saperi storie territori e famiglie”.

Rossella Muroni di (LeU), in un messaggio, ha confermato che “Su ambiente, sicurezza alimentare, salute e diritti non si tratta. Per questo sono tra i parlamentari che hanno presentato interrogazioni alla ministra dell’Agricoltura sollecitando il governo a respingere il nuovo TTIP. Un trattato che scardinerebbe il principio europeo di precauzione e renderebbe possibile sul nostro mercato la vendita di cibi contenenti alti residui di pesticidi e ogm. Sostengo quindi la battaglia promossa dalla Campagna StopTTIP/Ceta e condivisa da associazioni e produttori e cittadini. Dall’esecutivo vorrei una parola chiara contro ogni ipotesi di trattato che abbia le caratteristiche citate”.

Il segretario del Prc Maurizio Acerbo, in un messaggio, ha sostenuto che “Il Governo italiano deve dichiarare immediatamente la sua indisponibilità a supportare un nuovo TTIP. Scandaloso che questo venga fatto fingendo di dimenticare che Trump si è tirato fuori dall’Accordo di Parigi sul clima, sostenendo una concorrenza sleale nei confronti di Paesi come il nostro che rispettano a caro prezzo gli impegni europei, e che il nuovo TTIP non potrà che far lievitare la produzione di emissioni climalteranti, in contrasto con gli indirizzi verso una maggiore sostenibilità contenuti nel Green Deal europeo di cui l’Italia si è dichiarata paladina.”