«Le cartoline precetto che ordinavano ai giovani dai venti ai trent’anni di presentarsi ai distretti cominciarono ad arrivare in Sicilia tra la fine di novembre e i primi di dicembre del 1944». Questo era l’ordine da eseguire quando «i carabinieri presero a rastrellare i renitenti casa per casa, ci furono tumulti, scontri a fuoco, incendi dei municipi, occupazioni di interi paesi».

Questo era il contesto descritto in un saggio autobiografico – ricordato anche da Daniela Musumeci in una scheda per l’Enciclopedia delle donne dedicata a Maria Occhipinti – che ci consente di inquadrare l’immagine e il peso politico-sociale della coraggiosa militante ragusana, figura storica del movimento libertario antimilitarista siciliano, a cui l’Associazione culturale “Malaussène”  e il Laboratorio “Andrea Ballarò” dedicheranno domani una giornata di studio presso la sede del citato Laboratorio palermitano.

Maria Occhipinti, destando grande scandalo nel genere maschile, dal vicinato ai familiari più diretti, si era iscritta alla Camera del Lavoro da dove incominciò ad organizzare, come ci ricorda la Musumeci, “le donne del quartiere – sopranominato “la Russia”, nome evocativo del mito rivoluzionario – mescolandosi alle prime manifestazioni contro il carovita e il mancato pagamento dei sussidi alle famiglie dei richiamati alle armi”. Da lì a poco la vedremo capeggiare il movimento antimilitarista del «Non si parte». In una mirabile pagina della sua autobiografia ci fa la cronaca della resistenza della mattina del 4 gennaio del ’45, nel corso del rastrellamento messo in opera delle autorità pubbliche: «All’incrocio dello stradone, mi trovai dinanzi al camion, seguita dalle altre donne. Ci avvicinammo agli sbirri, che erano armati, cercando di persuaderli: Lasciate i nostri figli, per carità, lasciateli. Qualcuna tentava di disarmarli o s’inginocchiava per commuoverli. Dei giovani piangevano, altri avevano nello sguardo lampi d’odio. Ma i poliziotti erano impassibili, il camion riprendeva la sua marcia lenta e inesorabile. Allora urlai: Lasciateli! E mi stesi supina davanti alle ruote del camion […] Lo stradone in pochi minuti fu pieno di gente eccitata e pronta a tutto […] Ma l’ira dei soldati fu tremenda, spararono sulla folla inerme».

Contro l’arroganza militarista e fascista dedicò soprattutto il suo impegno politico, ma non si risparmiò nemmeno sul versante delle lotte contro ogni ingiustizia e discriminazione sociale, tratti di sensibilità anche umana che ci richiamano alla memoria viva di questi giorni la vicenda di Nicoletta Dosio.

La generosità di questa giovane donna fu veramente qualcosa di straordinario. Il Ballarò e il Malaussène, nell’invito alla giornata di studi  ricordano che, quando si stese a terra davanti al camion militare “carico di giovani rastrellati da un quartiere popolare di Ragusa”,  Maria aveva solo ventitre anni ed era incinta di cinque mesi: quella mattina del 4 gennaio sopracitata, in cui scoppiò l’insurrezione antimilitarista «Non si parte!», i militari non si risparmiarono facendo fuoco a volontà sulla folla. “Dopo giorni e giorni di violenti scontri, la rivolta viene schiacciata con l’arrivo della Divisione Sabauda. Almeno un centinaio di insorti, soprattutto comunisti, vengono arbitrariamente incarcerati”. Maria fu l’unica donna condannata, dapprima al confino all’isola di Ustica, successivamente detenuta a Palermo nel carcere femminile.

Dopo un lungo peregrinare, spostandosi in varie città della penisola – probabilmente anche in polemica con quella sua d’origine –,  si stabilità in Svizzera, dove scriverà la sua biografia: Una donna di Ragusa. “Successivamente continua la sua peregrinazione e si trasferisce anche in altri stati: Marocco, Francia, Canada, per poi approdare a New York, dove lavora come infermiera. Nel 1973 si stabilisce definitivamente con la figlia a Roma”.

Nella capitale continuerà il suo impegno rivoluzionario anche intellettuale pubblicando articoli a carattere sociologico e politico, in particolare sulla condizione di schiavitù del lavoro domestico e contro la speculazione fondiaria. Tra le ultime iniziative politiche da registrare, in cui Maria Occhipinti fu protagonista, v’è il suo comizio a Comiso nel ‘87 contro i missili Cruise. Ci lascerà il 20 agosto del 1996. Ma altri antimilitarista siciliani nel frattempo sono cresciuti, a cominciare da Turi Vaccaro che in quel di Comiso ha idealmente ereditato il testimone de la Donna di Ragusa.

Appuntamento venerdì 21 febbraio h. 18 – Laboratorio “Andrea Ballarò” – via Rodrigo Pantaleone 9 –  Palermo