Come abitanti di Milano, e come donne che si riconoscono nei valori di civile convivenza, di democrazia e di accoglienza, siamo molto attente alle politiche cittadine che riguardano le situazioni difficili e le persone sprovviste di quei diritti di cittadinanza che noi, nate in Occidente, possediamo per fortuna e per nascita.

Siamo oggi a un discrimine della storia, dove pochi passi separano l’umano dal disumano, e quindi la nostra responsabilità individuale e collettiva è enorme. Possiamo ancora aprire gli occhi e rifiutare di trasformarci in statue cieche e mute, indifferenti ai diritti e alla sofferenza di chi cerca asilo perché nella sua terra non c’è pace, non c’è giustizia, non c’è più cibo sufficiente, non c’è futuro.

Sarebbe dunque un terribile errore consentire a Milano l’apertura di uno spazio chiamato Cpr (Centro per la permanenza e il rimpatrio), dove rinchiudere donne, uomini e minori che non hanno commesso alcun reato, solo perché non posseggono permessi e documenti che le attuali politiche nazionali e europee rendono impossibile ottenere.

Grazie ai cosiddetti decreti sicurezza, in quei buchi neri possono finire anche le badanti cui affidiamo i nostri cari, i nuovi amici che vediamo ogni giorno al mercato, dietro una bancarella, il fattorino che ci porta un pacco o la spesa a casa.

Come donne occidentali facciamo parte del sistema patriarcale, capitalista e coloniale che ha causato i disastri di quelle terre depredate, ora quindi abbiamo il compito di creare un rapporto radicalmente nuovo e inclusivo con chi arriva da lontano, perché solo costruendo insieme un nuovo tipo di società e di civiltà potremo vincere i démoni del razzismo e del fascismo che si sono pericolosamente risvegliati.

Come cittadine e persone umane non possiamo accettare a Milano l’apertura di un luogo che assomiglia a un lager dove ogni diritto sparisce, una vergogna per l’umanità. Milano non deve macchiarsi di questa barbarie. Già il Cie di via Corelli rappresentò in passato un luogo di ingiustizie, di abusi e violenze.

Vogliamo che Milano sia una città coraggiosa, generosa, solidale, accogliente, aperta. Non vogliamo lager a Milano.

Casa delle donne di Milano–Rete femminista No muri No recinti

Per adesioni scrivere alla mail: nomurinorecinti@gmail.com

Prime adesioni:

Libera Università delle Donne, Donne in Nero-Varese, Pressenza.

Lea Melandri, Anita Sonego, Floriana Lipparini, Cecè Damiani, Cinzia Tosi, Nadia De Mond, Carla Bottazzi, Paola Melchiorri, Filomena Rosiello, Livia Sismondi, Carmen Gulap, Maria Rosa Del Buono, Isabella Bogni, Vittoria Longoni, Elena Vegetti, Giovanna Majno, Marina Cavallini, Luciana Negro, Silvana Magni, Francesca Moccagatta, Daniela Zambrano, Nicoletta Pirotta