In fondo lo abbiamo sempre saputo, 40 anni dopo pare avere conferma, dalle carte delle nuove indagini sulla strage di Bologna emerge un’immagine che ha dell’incredibile: pochi minuti prima dell’esplosione alla Stazione di Bologna, si trova a passare di lì un uomo. Non è un uomo qualunque, parrebbe il volto di Paolo Bellini ex militante di Avanguardia Nazionale, gruppo politico neofascista.

Conoscenza già nota a varie procure della Repubblica italiana per essere stato in precedenza sotto processo come imputato, proprio per la strage del 2 Agosto 1980, ma prosciolto dall’accusa nel 1992 per mancanza di prove.

Siamo ai primi di Marzo del 2019 quando questo fermo immagine viene acquisto dalla Procura generale di Bologna, che contemporaneamente chiede la revoca del proscioglimento, per Bellini, e una perizia per un riconoscimento antropometrico del volto che appare nel fermo immagine.

L’immagine proviene una pellicola amatoriale di Super 8 girato da un turista tedesco, che viene acquisita agli atti.

Il fermo immagine confrontato con Paolo Bellini

                                                         Il fermo immagine confrontato con Paolo Bellini

 

Le indagini condotte nuovamente dalla Procura di Bologna, grazie a questo fotogramma e al successivo riconoscimento antropometrico che associa il volto all’ex di Avanguardia Nazionale, Paolo Bellini, prendono così slancio.

Proprio al Bellini, già in un precedente processo era stata mossa l’accusa per partecipazione alla strage, ma il Bellini fornì allora un alibi di ferro che lo vedeva in un altro luogo.  Molti furono allora i dubbi sulle informazioni fornite, che però furono confermate da testimoni, fu così prosciolto per mancanza di prove.

Come ulteriore indizio, anni più tardi, dopo il processo e l’assoluzione di Bellini, ci fu anche la dichiarazione di Carlo Maria Maggi, ex capo di Ordine Nuovo, che però all’epoca non fece prova, né fu considerata come elemento sufficiente per la riapertura di un altro processo.

Maggi rivelò di sapere che la Strage di Bologna sarebbe riconducibile alla banda Fioravanti e che alla strage partecipò un certo “aviere“.  Proprio Paolo Bellini era noto per avere una grande passione per il volo, in possesso anche del brevetto di pilota privato.  Carlo Maria Maggi a suo tempo condannato per la Strage di Brescia, è morto nel mese di dicembre del 2018.

Il riscontro antropometrico sul fotogramma originale conferma la presenza di Paolo Bellini pochi muniti prima dell’esplosione alla stazione di Bologna, invalidando di fatto l’alibi per il quale il Bellini era stato assolto.

Così ieri la Procura generale di Bologna al termine delle indagini, ha notificato quattro avvisi in relazione alla nuova inchiesta della Strage del 2 agosto 1980.  Paolo Bellini fra gli avvisati, ritenuto secondo la Procura l’esecutore della strage, condotta in concorso con Licio Gelli, Umberto Ortolani, Federico Umberto D’Amato e Mario Tedeschi, ritenuti mandanti, finanziatori e organizzatori, i quali non saranno processabili perché nel frattempo tutti deceduti.

Altri tre avvisi sono stati notificati a Quintino Spella, generale in pensione, ora 90enne, che all’epoca dell’attentato era dirigente del Centro Sisde di Padova; Domenico Catracchia fiduciario del Sisde e responsabile di alcune società legate ai servizi segreti che affittarono gli appartamenti di Via Gradoli, nei quali nel 1981 si rifugiarono alcuni appartenenti ai NAR, (organizzazione terroristica italiana d’ispirazione neofascista che ha operato negli anni 70′)
e infine a Piergiorgio Segatel ex carabiniere del Nucleo investigativo di Genova, tutti adesso indagati per ipotesi di depistaggio e dichiarazioni false a vario titolo ai pm.  L’inchiesta è condotta dall’avvocato generale Alberto Candi e dai sostituti pg Umberto Palma e Nicola Proto che hanno coordinato le indagini svolte finora da Guardia di Finanza, Digos e Ros.

Le indagini stanno risalendo inoltre a ingenti flussi di denaro per diversi milioni di dollari, movimentati attraverso delle complesse operazioni.

Il flusso di denaro viene indicato come originario dai conti collegati a Licio Gelli e Umberto Ortolani, arrivati pare tramite una serie di complesse operazioni, proprio al gruppo neofascista dei Nar e a coloro indicati dalla nuova inchiesta, come organizzatori della strage, Federico Umberto D’Amato e Mario Tedeschi.