CIDIU è un consorzio di Comuni che gestisce i rifiuti dei circa 260.000 abitanti di Alpignano, Buttigliera Alta, Coazze, Collegno, Druento, Giaveno, Grugliasco, Pianezza, Reano, Rivoli, Rosta, Sangano, San Gillio, Trana, Valgioie, Venaria Reale e Villarbasse.

CIDIU non ha nulla a che fare con l’acqua se non per il fatto che  detiene ancora il 10,2 % delle azioni di SMAT S.p.A. che gestisce il Servizio Idrico Integrato di Torino Città Metropolitana.

Una situazione anomala, ai limiti della legge nazionale ed europea sull’affidamento in house (che evita la gara sul libero mercato, ma solo tra enti di diritto pubblico). Infatti i Comuni soci SMAT nel 2015 decisero di stipulare un’apposita Convenzione per l’uscita di CIDIU dalla compagine sociale di SMAT,  in ottemperanza alla normativa vigente in tema di affidamenti diretti di servizi pubblici locali, rafforzandone il carattere peculiare di società “in house”. Tant’è che la quota azionaria di CIDIU in SMAT è scesa al 10,2% attuale.

La fuoriuscita “dolce” delle aziende non idriche favorisce anche la trasformazione della Società  per Azioni SMAT di diritto privato in  Azienda speciale consortile di diritto pubblico per la gestione partecipativa e senza scopo di lucro dell’acqua Bene Comune e non merce, attuando così  – finalmente – la volontà popolare espressa dal Referendum del 2011:

Comune Sì  % No  %
Collegno 96,71 3,29
Grugliasco 96,69 3,31
Alpignano 96,21 3,79
Druento 94,95 5,05
Rivoli 95,74 4,26
Venaria 96,67 3,33

Un’improvvisa alzata d’ingegno degli attuali vertici CIDIU rinnega quel clamoroso risultato referendario:  hanno dichiarato per iscritto che si opporranno alla trasformazione di SMAT e che, qualora avvenisse, CIDIU chiederebbe il riscatto delle sue quote azionarie. Proprio quello che avrebbero dovuto fare da anni.

E che avverrà comunque, indipendentemente dal fatto che SMAT rimanga una Società per Azioni o diventi un’azienda di diritto pubblico per la gestione non di una merce qualunque, ma di un bene comune essenziale per la vita, come l’acqua.

Il ricatto è evidente: CIDIU vuole restare in SMAT alle attuali condizioni per riscuotere i profitti della sua quota azionaria, per lucrare una rendita parassitaria che i cittadini italiani hanno abrogato con il referendum del 2011 con maggioranze quasi plebiscitarie, e per mantenere la strada aperto all’ingresso dei privati, contro la volontà popolare chiaramente espressa nello stesso Referendum.

                                         Si scrive acqua, si legge democrazia  

Ai sindaci immemori chiediamo di rispettare il voto popolare che ha sancito la proprietà e la gestione pubblica senza scopo di lucro dell’acqua Bene Comune, tramite un’azienda di diritto pubblico. E alla prossima Assemblea dei Comuni soci SMAT, convocata per il 26 marzo 2020, di votare compatti a favore della sua trasformazione in Azienda Speciale Consortile di diritto pubblico.

Comitato Acqua Pubblica di Torino