di Bill McKibben*

In qualità di primo esportatore mondiale di carbone, l’Australia sta bruciando la propria casa.

Un modo per capire i devastanti incendi in Australia, e forse per capire più chiaramente come si sta sviluppando il cambiamento climatico nel mondo, è immaginare che il continente meridionale sia di fatto un pianeta.

In qualche modo questo è concepibile, poiché l’Australia non può essere raggiunta da gran parte del mondo senza un lungo viaggio. E gli australiani sono autosufficienti sotto diversi aspetti, coltivando molto cibo in una nazione ben dotata di terra, sole e acqua, anche se questo sta diventando sempre più difficile a causa della siccità aggravata dal cambiamento climatico. L’Australia ha anche un proprio sistema di flora e fauna che non si trova da nessun’altra parte nel mondo, non solo koala e canguri, ma anche quoll, vombatidi e petauri dello zucchero.

Per molto tempo l’isolamento è stato un vantaggio per l’Australia, il “paese fortunato” come si è autodefinito. Era anche in parte protetta dal pericolo di una guerra nucleare, come sapranno quelli abbastanza grandi da ricordare il classico film L’Ultima Spiaggia.

Ma ora l’Australia sta soffrendo duramente per i primi effetti del cambiamento climatico. Si è scoperto che le sue caratteristiche fisiche uniche sono particolarmente esposte all’influenza del riscaldamento globale che è ora nella sua fase iniziale. La Grande Barriera Corallina è stata gravemente danneggiata da diversi episodi di sbiancamento dovuti al riscaldamento delle acque dell’oceano. Le enormi foreste di alghe marine che circondano le coste dell’Australia meridionale sono state praticamente spazzate via e ora il fuoco si è diffuso come non mai.

Man mano che la terra si riscalda, i periodi di siccità diventano più lunghi e gravi. Lo abbiamo visto in California (il cui clima è abbastanza simile all’Australia da far prosperare milioni di eucalipti altamente infiammabili), e ora lo vediamo negli stati australiani di Victoria e del Nuovo Galles del Sud, dove temperature record e aridità hanno preparato il terreno per una tempesta di fuoco così intensa da generare il proprio clima. Lo scorso fine settimana, il sobborgo occidentale di Sydney è stato il posto più caldo della terra, con il termometro che misurava quasi 49 gradi e un’umidità bassissima. Questa è l’esatta ricetta per scatenare un inferno, che si ripeterà in tutto il mondo in territori simili.

L’Australia è anche un microcosmo nella sua economia e nei suoi atteggiamenti. La maggior parte delle prime vittime del cambiamento climatico – le popolazioni delle isole del Pacifico a livello del mare o le comunità indigene dell’estremo nord – hanno contribuito poco o nulla a causare il problema. Ma l’Australia è diversa. I suoi cittadini competono con i canadesi e gli americani per le più alte emissioni di anidride carbonica pro capite del mondo. E cosa ancora più dannosa, l’Australia esporta più carbone di qualsiasi altra nazione sulla terra. Eppure, la maggior parte degli australiani ha scelto di non fare nulla. Nelle ultime elezioni nazionali, hanno dato il potere a un certo Scott Morrison, che è diventato una figura politica quando, nel 2017, ha portato un pezzo di carbone in Parlamento per passarlo ai suoi colleghi. “Non fatevi prendere dal panico”, ha detto. “Non abbiate paura”.

In altre parole, se l’Australia fosse davvero un pianeta, distruggerebbe rapidamente il suo clima da sola, senza poter incolpare gli altri per la distruzione. In un calcolo morale, l’Australia ha fatto questo a sé stessa. Il che non significa che i singoli australiani siano da biasimare. Come altrove, l’industria dei combustibili fossili ha fatto del suo meglio per manipolare il sistema politico: le elezioni che hanno portato Morrison al potere hanno visto un barone del carbone spendere più soldi in pubblicità per la campagna elettorale rispetto a tutti i principali partiti politici del paese messi insieme. (Lo stesso barone del carbone, Clive Palmer, sta anche costruendo una replica esatta del Titanic, se vi piace l’esagerazione come metafora). E, naturalmente, il dibattito politico australiano è avvelenato dal suo figlio preferito, Rupert Murdoch, che possiede la maggior parte dei giornali del paese e li usa per …  beh, conoscete già Fox News.

Fortunatamente, gli australiani comuni si stanno ribellando dicendo basta. I giovani protestano a livelli record, i vigili del fuoco volontari mostrano un immenso eroismo e le comunità colpite rivelano un incredibile altruismo di fronte al disastro. Gli abitanti dei villaggi devastati dal fuoco si sono rifiutati di stringere la mano a Morrison, appena tornato da una vacanza alle Hawaii, quando ha avuto l’audacia di visitare in ritardo le aree colpite.

Ma la prova del vero cambiamento sarà ciò che i politici australiani faranno dei nuovi vasti progetti di sfruttamento dei combustibili fossili, come la miniera di carbone Adani (una delle più grandi miniere di carbone del mondo), la possibile apertura della Grande Baia Australiana alle trivellazioni petrolifere offshore, e i progetti di fracking per enormi quantità di gas nel Territorio del Nord. Le prospettive non sono incoraggianti: Morrison ha detto che sta valutando una legge che renda illegale per gli attivisti fare pressione sulle banche affinché cessino di concedere prestiti per lo sviluppo dei combustibili fossili.

L’Australia è un microcosmo del mondo anche in un altro modo. Dopo aver represso selvaggiamente la popolazione indigena, il suo governo ignora completamente l’esperienza di queste persone nella gestione degli incendi sul territorio. Non sappiamo se quelle conoscenze possano far fronte a un clima che sta cambiando bruscamente come avviene oggi. La questione resta aperta, ma impegnarsi in un dialogo reale con le uniche persone che hanno vissuto per un lungo periodo sul continente sarebbe una buona idea.

L’immagine dell’Australia come pianeta a sé stante può naturalmente aiutarci solo fino a un certo punto. Anche se domani smettesse di esportare carbone e decidesse di rilanciare un’economia verde con tanto vento e sole, la temperatura del paese continuerebbe a salire. Gli australiani non possono risolvere il problema del riscaldamento globale da soli, ma se l’impatto di queste terribili tempeste di fuoco è ciò che serve per cambiare in modo decisivo la politica, la tecnologia e le relazioni dell’Australia con gli abitanti originari del continente, questo esempio dimostrerebbe al resto del mondo che un vero cambiamento non è impossibile. Immaginate un’Australia che smetta di aprire nuove miniere di carbone e inizi a installare più centrali solari e batterie giganti; immaginate un’Australia in cui la gente si ritiri a sufficienza per dare al mondo naturale lo spazio di respiro di cui ha chiaramente bisogno.

Quello che vedremo, nel prossimo anno o due, è se le società moderne saranno in grado di rispondere a questo tipo di orrore con la velocità e il coraggio che la scienza richiede. Il Pianeta Australia potrebbe essere il miglior esperimento in questo senso.

Traduzione dallo spagnolo di Thomas Schmid

*Bill McKibben è professore di studi ambientali al Middlebury College nel Vermont, Stati Uniti, e co-fondatore di 350.org, la più grande campagna di base al mondo dedicata alla lotta al cambiamento climatico. Il suo ultimo libro è “Falter: Has the Human Game Begun to Play Itself Out?”