Il secondo ciclo di incontri della Moltitudine inarrestabile, dal sottotitolo “Storie dal nuovo mondo” è iniziato venerdì 6 dicembre a Germignaga ospitando gli insegnanti delle classi terze della Scuola IV Novembre di Varese, che hanno presentato il progetto “Una scuola”.

Ispirato al manifesto scritto da due pedagogiste, Francesca Antonacci e Monica Guerra, docenti presso il dipartimento di Scienze umane per la formazione “Riccardo Massa” dell’Università di Milano-Bicocca, il progetto è partito due anni e mezzo fa con un chiaro intento trasformativo e ha coinvolto non solo insegnanti e 62 bambini non divisi in sezioni, ma anche le famiglie e varie realtà del territorio, costituendo una sorta di comunità allargata.

Gli insegnanti si danno il turno per descrivere in modo appassionato e coinvolgente i principi generali a cui si sono ispirati e poi la loro implementazione. Tutti hanno diritto di parola, i bambini devono stare bene a scuola, bisogna eliminare le lezioni frontali e le sovrastrutture secondo cui conta solo la prestazione individuale in favore di un apprendimento attivo e, come adulti, fare un passo indietro per ascoltare i bambini. Apprendere diventa un gioco in cui il movimento e il lavoro di gruppo hanno una grande importanza. Abolendo i voti la valutazione perde il carattere di giudizio per esprimere il percorso fatto e comprende anche l’auto-valutazione fatta dai bambini.

In base a questi principi, ogni mattina si inizia con un’accoglienza e un saluto in cerchio. Gli spazi vengono ristrutturati in tre ambienti –  l’aula delle parole, l’aula scientifica e quella artistica. Invece di un unico libro di testo ce ne sono tanti e i bambini lavorano insieme, in tavolate, spesso aiutandosi a vicenda, costruiscono materiali e tengono una documentazione del lavoro fatto. Le materie non sono divise, ma collegate tra loro e la connessione tra saperi che si produce permette un arricchimento e una maggiore conoscenza. Le uscite nel giardino della scuola, ma anche nel territorio circostante costituiscono un momento importante non solo di gioco, ma anche di apprendimento e di ricerca. Il coinvolgimento dei genitori diventa un momento utile e importante anche per gli insegnanti, che possono avere così un quadro più completo dei bambini a loro affidati.

Risultato? I bambini non vorrebbero mai andare via da scuola e non vedono l’ora di tornarci. Un momento particolarmente toccante arriva durante la serata con il racconto dell’auto-valutazione fatta dai bambini sulla base di due semplici concetti: Prima ero… Ora sono… Una delle insegnanti legge le loro risposte, divertenti, commoventi e profonde, con la capacità di usare un canale poetico che con il passare degli anni molti adulti perdono. I bambini sono consapevoli del percorso fatto, delle difficoltà superate, delle capacità acquisite, dei loro desideri e bisogni. Tutto questo forma un inestimabile bagaglio di auto-stima, di passione per il sapere, di competenze che li aiuterà ad affrontare le inevitabili difficoltà al momento di scontrarsi con realtà diverse, più rigide e tradizionali. Un esempio per tutti: “Ero una briciola, ora sono una fetta di torta”.

Per fare scuola in questo modo è necessario mettersi in gioco e fare dell’incertezza una categoria pedagogica, imparando a gestire l’ansia quando, arrivando a scuola ogni mattina, non si sa cosa succederà. Una scelta impegnativa, una sfida continua; l’entusiasmo e la passione con cui questo compatto gruppo di insegnanti trasmette la sua esperienza non lasciano comunque dubbi sulla grande crescita personale che ognuno di loro sta sperimentando.