Dalla Turchia ci arrivano nuove e inquietanti notizie. Nell’indifferenza pressoché generale della comunità internazionale è stata confermata in Appello, dopo che la Corte di Cassazione di Ankara aveva chiesto la ripetizione del processo, la condanna di Ahmet Sik, giornalista investigativo di Cumhuriyet oggi parlamentare, e  altri 11 ex collaboratori e dipendenti dello storico quotidiano turco di opposizione. Un solo assolto, il noto editorialista Kadri Gursel.

La sentenza è giunta a poche settimane da un altro terribile verdetto per l’informazione turca, i 10 anni inflitti allo scrittore Ahmet Altan, tornato in carcere dopo otto giorni di libertà seguiti alla decisione dell’Alta Corte di non riconoscere le accuse di tentativo di sovvertire l’ordine costituzionale per il quale due tribunali avevano emesso una condanna all’ergastolo aggravato, comminata anche a Nazli Ilicak, veterana della stampa turca e altri quattro colleghi. Rimasta in piedi l’imputazione di terrorismo, è stato disposto nei confronti di Altan un nuovo mandato di arresto.

La sentenza per i giornalisti di Cumhuriyet, prima di diventare definitiva, dovrà essere  esaminata nuovamente dalla Cassazione. Prima del rinvio e dell’assoluzione, Gursel – unico imputato a essere prosciolto da ogni accusa – era stato condannato a 2 anni e mezzo con l’imputazione di aver sostenuto un’organizzazione terroristica senza esserne membro, con riferimento alla presunta rete golpista di Fethullah Gulen. Per gli altri imputati le condanne vanno dai 3 a agli 8 anni di carcere. Tra questi ci sono diverse figure note come il già citato Sik, l’ex direttore del giornale Murat Sabuncu e il vignettista Musa Kart.

Intanto, in carcere, l’ex  presidente del Partito Democratico dei Popoli (HDP), Selahattin Demirtas, versa in condizioni sempre più gravi. La scorsa settimana ha perso conoscenza e nonostante le condizioni restino critiche non è stato portato in ospedale.

Dopo tre anni di detenzione, Demirtas è molto debilitato e a causa di una costrizione toracica e frequenti crisi respiratorie. Se non fosse stato per il suo compagno di cella, Abdullah Zeydan, sarebbe morto.

L’ex presidente del partito filo curdo  è stato arrestato con l’accusa infamante di terrorismo. Prima di finire in carcere era candidato per le presidenziali come leader dall’HDP, a lungo il terzo partito in Turchia. Fino al fallito golpe del luglio 2016.

Il politico turco di origini curde è detenuto nella prigione di Edirne, lontano da Diyarbakir dove vive la sua famiglia. Sua moglie può visitarlo solo una volta alla settimana.

“L’amministrazione del “sultano” Recep Tayyp Erdogan non sta massacrando soltanto i curdi della Siria – denuncia Shorsh Surme, collega curdo che conosce bene Demirtas –  bensì continua con la repressione nei confronti della minoranza curda in Turchia. Oggi il quotidiano turco Duvar ha riportato che l’ex presidente del Partito Democratico dei Popoli (HDP), Selahattin Demirtas non è stato portato in ospedale nonostante le sue condizioni e la richiesta dei suoi avvocati e del dottore che lo ha visitato in carcere”.

Demirtas, 46 anni, formazione da avvocato per i diritti umani, è stato membro del parlamento turco dal 2007 al novembre 2016. Era considerato la figura più autorevole dell’opposizione, Erdogan ne era consapevole e non ha esitato a colpirlo nel modo più duro per liberarsi di uno scomodo avversario.

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