Un piccolissimo palco sotto l’orologio del Convitto Nazionale, invisibile già dalla quinta o sesta fila. Piazza Dante che si riempie, passando rapidamente dalle 1000 alle circa 10mila persone finali. Tre interventi molto rapidi, già terminati intorno alle 19.25, quando i ritardatari stanno ancora affrettandosi per le strade che portano all’antico Foro Carolino.

Gente, tantissima gente, eterogenea per età ed estrazione, che si affolla per sostenere un movimento di cui pochissimo si sa, se non che sia “contro la violenza del messaggio di Salvini”, come si titola nell’intervista che Bruno Martirani – amministratore della pagina Facebook Sardine Napoletane e promotore dell’evento di ieri a Napoli – ha rilasciato al portale TPI. Tutto questo è stato il flash mob delle Sardine Napoletane. I cittadini partenopei, sempre inclini all’incontro, hanno “tirato avanti” fin oltre le 20.30, con tante persone che si sono ritrovate tra la folla, chi per amicizia e chi per aver condiviso, in passati più o meno recenti, lotte e battaglie sociali. E che si sono ritrovate ieri sera sotto i cartelli a forma di sardine, non altrettanto numerosi come i presenti. Questi, avevano quasi tutti una propria identità e una propria storia. E qui forse inizieranno, nel prossimo futuro, i problemi.

Noi Sardine non possiamo ancora esprimere contenuti politici” – prosegue Martirani a TPI, e sottolinea la priorità di questo momento: “bisognerà riempire la piazza quanto più possibile, anche invitando le persone che non ne sanno nulla a partecipare, per far vedere che i numeri che riusciamo a mettere in questa realtà sono molto più grandi di quelli che Salvini riesce a convogliare nelle sue manifestazioni e sui social”.

Social e numeri: sono le logiche dei tempi moderni che vivono di like e passaparola su internet. E tutto sembra quadrare se, com’è vero, l’invito alla maggioranza delle persone intervenute a Piazza Dante è arrivato tramite diversi post pubblicati su Facebook, la maggioranza dei quali “sponsorizzati” – e quindi a pagamento, da parte di qualcuno che una certa cifra in pubblicità su questi social avrà investito. La sensazione è che il passaparola spontaneo e il coinvolgimento convinto, al momento, riguardino una sparuta minoranza.

Il contenuto del contenitore, quindi, è rinviato a data da destinarsi. E perché le sardine “non possano” proporre contenuti politici, passa al momento in secondo piano.

Poco importa, però, a chi interviene con l’entusiasmo e la voglia di mostrare la forza di un’idea: la necessità di esserci e di dimostrare di non condividere politiche generate dall’odio e dalla discriminazione è fin troppo importante. Le parole e i post sui social fanno più delle leggi, se pensiamo al silenzio delle piazze che accompagnò – ad esempio – la promulgazione del decreto Minniti-Orlando nel 2017, che inasprì ferocemente le misure contro l’immigrazione clandestina. Questo è il momento attuale, pieno di contraddizioni più o meno evidenti, e dobbiamo farci i conti tutti.

Resta prematuro oltre ogni ragionevole dubbio, però, lanciarsi in un giudizio di qualsiasi tipo su quanto ruoti attorno alle sardine: le piazze piene sono un segnale di bellezza innegabile, le motivazioni sono assolutamente condivisibili.

Infine, il timore di un chiaro indirizzo politico, che serpeggia in una parte della base delle Sardine e in quasi tutti coloro che guardano con sospetto a questo movimento, a Napoli non trova conferma esplicita, almeno per questa serata. Il flash mob di Piazza Dante è stato caratterizzato inizialmente dalla volontà di ricordare come Napoli sia stata la prima città d’Italia a ribellarsi all’occupazione nazifascista e a liberarsi da sola nelle famosissime 4 giornate. Il primo intervento – a cura di Antonella Cerciello – ha battuto proprio sul ringraziamento alla generazione napoletana che ha combattuto liberando la città durante la seconda Guerra Mondiale, e alle persone che in tutti questi anni si sono battute per mantenere il capoluogo partenopeo una città d’amore e di accoglienza.

Poi arriva Bruno Martirani: il suo è un intervento più divertente e divertito, perché poco dopo parte l’audio della celebre scena in cui Eduardo De Filippo spiega come fare “il pernacchio” alle persone che si ritengono, per un motivo o per l’altro “’a schifezz’e ll’uommene”. Al termine, tutta la piazza indirizza un sonoro pernacchio a Salvini. Il terzo intervento è a cura del responsabile dell’evento delle Sardine a Salerno, inizialmente previsto per il 7 dicembre e al momento rinviato, che indirizza alla piazza l’invito a non lasciare soli i “cugini” salernitani, partecipando attivamente anche al flash mob dell’altro capoluogo, e poi chiede agli “amici” calabresi di non votare Lega alle prossime elezioni regionali. Si chiude con l’invito a tutti i presenti a partecipare alla manifestazione nazionale delle Sardine del 14 dicembre a Roma, quando si proverà a contrastare i 1000 banchetti sparsi dalla Lega sul territorio nazionale per il “No tax day”, con Salvini che sarà anch’egli in piazza, a Milano.

Si continua con l’intonazione di Bella Ciao – cantata almeno una decina di volte – di Napul’è di Pino Daniele – divenuta ormai inno delle manifestazioni popolari partenopee – e con il timido tentativo di intonare altre canzoni popolari, come El Pueblo Unido Jamas Serà Vencido, senza troppo successo. Si segnalano interventi musicali anche di realtà popolari come la Scalzabanda e la Murga Sarda. Negli ultimi minuti di permanenza in piazza, sono i più giovani a prendere piede, e a “resistere” alla stanchezza e alla fame, continuando ad intonare cori, alcuni anche censurabili per una piazza che si proclama nonviolenta.

Le persone sfollano con un’aria tutto sommato soddisfatta, e con la sensazione che esserci sia una cosa che abbia ancora un valore. Ma la domanda rimane: basterà essere contro qualcosa o qualcuno?

Alberto Francesco Sanci