12-14 dicembre 2019: istituzioni-movimento 2 a 2.

Primo tempo: quest’anno i preparativi sono maggiori, è il cinquantesimo, la cifra tonda, bisogna dare e fare il tutto e per tutto. Nei giorni precedenti a Milano è un fiorire di incontri, presentazioni di libri, proiezioni, si parla di piazza Fontana, si ricorda la strage di Stato, quello che successe, ci si reimmerge in quegli anni. Il clima lo consente, il riscaldamento globale c’è, ma, giustamente, in questi giorni “a Milano fa freddo”.

11 dicembre, il sindaco Sala in una commemorazione a due passi dalla via dove abitava Pinelli pone una quercia e dice che “Milano chiede scusa e perdono a Pinelli, il ferroviere”. Le figlie sono presenti e apprezzano molto. Licia, 91 anni, non ce la fa, ma sicuramente glielo raccontano.

12 dicembre: primo pomeriggio, al Consiglio Comunale straordinario è presente il Presidente della Repubblica Mattarella. Le sue parole sono importanti: “Depistaggi di una parte dello Stato doppiamente colpevoli”. Applausi dentro e fuori dal Consiglio Comunale, poi un breve corteo fino a piazza Fontana. Silenzio e buio in quella piazza. Le due lapidi dedicate ai morti per la bomba e a Pino Pinelli distano 30 metri; quest’anno più che mai queste due storie sono vicine.

Tardo pomeriggio: due cortei, perché uniti facciamo fatica a stare. Contemporaneamente si danno appuntamento gli anarchici del Ponte della Ghisolfa e altri in piazza Fontana, mentre gli altri anarchici e buona parte della sinistra milanese riempiono piazza Cavour. Il secondo è più grosso, ma soprattutto succede quello che sempre succede al 12 dicembre: in piazza all’inizio si sembra pochi, ma quando il corteo parte si ingrossa e si ingrossa. Quest’anno il giro è più breve, pare che le “pantere grige” del corteo si siano lamentate del lunghissimo giro dell’anno scorso. La prostata si fa sentire. L’età media è 50 anni, non perché ci sia gente tra i 40 e i 60, ma perché la maggior parte o ne ha 20 o ne ha 75. Alla fine parlano le figlie di Pinelli. Da un camion col generatore che fa un rumore che sembra un aereo della prima guerra mondiale. Ma va bene, ci si saluta, tanto ci rivediamo dopodomani.

Secondo tempo: 14 dicembre: questa volta il movimento è stato più creativo, il 12 non eravamo usciti per nulla dagli schemi. L’unica novità era solo una luce proiettata sulla Banca dell’Agricoltura, che ricordava l’immagine di Pinelli di Enrico Baj mentre vola, senza una scarpa. Oggi è diverso. Una catena umana unirà a suon di musica piazza Fontana e la questura di via Fatebenefratelli, che almeno 4 piani ce li ha. Musica cantata e suonata, sono venute bande e cori da altre città. Parte la catena, ma dopo poco diventa una sorta di corteo. Per quanto in quegli anni qualcuno gridasse “Spranghe, catene, bombe a mano, questa è la legge di Milano”, le catene non ci appartengono e le catene umane sono difficili da fare, figuriamoci per degli anarchici! Chi ha voglia di star fermo? Una catena è bella per chi la guarda, ma per chi la fa è una noia mortale. Dopo le 16 tutta via Manzoni è diventata pedonale, si cammina, avanti e indietro, delle meravigliose vasche, si ascolta, si canta, si filma e fotografa: “Ma chi l’avrebbe detto che quella distinta signora sapeva a memoria le canzoni degli anarchici!” Tanti e tante, c’è una bella energia. Qualcuno alla fine parla pure da uno straccio di microfono, ma per oggi sono bastate le note.

E poi stasera si replica in via Preneste, dove abitava Pino, un quartiere che se allora era proletario, oggi è sottoproletario e pure meticcio. Si sfila e si canta fino a tardi. In tante case di milanesi questa notte dormono ospiti venuti a Milano per Pinelli.

Quello che succedeva nel resto della città lo sappiamo: una folla stretta a piedi o in auto in una delirante ricerca di qualcosa da comprare, col naso all’insù per vedere l’albero o le luminarie, affascinata da insegne di pubblicità accecanti, sempre più grandi. Ma in via Manzoni oggi si sono aperte le acque e in molti siamo passati. “Difendete le nostre verità” diceva il vecchio Fortini.

P.S. Ci auguriamo che il nostro sindaco Sala non si dimentichi di queste emozioni e di questo “schierarsi” su qualche questione cittadina: alberi del parco Bassini? Zona verde di piazza d’Armi? Ospedali San Carlo e San Paolo? Possibile apertura di un CPR in via Corelli?