C’è qualcosa di più triste che andare a un processo dove si è imputati? Si, andarci da soli. Meno male che così non è stato; ancora una volta i due ottoni che da due anni si trascinano in un processo logorante non erano soli. Il 12 dicembre una ventina di compagni di banda erano vicini a loro.

In passato per questo processo ci sono state vere e proprie feste con più di duecento persone davanti a quel mostro di edificio che è il tribunale di Milano. Oggi si è scelto di entrare, di accompagnarli.

Da trent’anni gli Ottoni a scoppio sono vicini alle lotte più disparate, anzi più disparate sono e più gli Ottoni sono a loro agio, sono coloro che quando un concentramento sembra finire o i discorsi volgono al termine rialzano il tono attaccando con la musica, sono coloro che trasformano in sberleffi al potere cortei che rischiano di essere marce funebri. Trent’anni suonati, sono forse il gruppo “di sinistra” più longevo di Milano.

Cinque anni fa, durante il solito presidio fatto in contemporanea alla prima della Scala, quando tutti sperano che qualcosa possa ripartire come avvenne nel ’68 con le famose uova di Capanna e compagnia, magari in quel famoso anno dell’Expo, la banda degli Ottoni come spesso accade in piazza, suona per smorzare le tensioni. Un ragazzino viene aggredito da diversi energumeni. Alcuni manifestanti, tra i quali alcuni “banditi”, si frappongono per evitare botte, risse e una bagarre in una piazza in cui si stava stretti come sardine. Una piazza stipata di famiglie, carrozzine, bambini piccoli oltre ai manifestanti e che viene chiusa su tutti i lati  da schieramenti di forze dell’ordine mai visti (all’udienza è emerso che erano 800/900). Risultato? Due della banda vengono accusati di resistenza a pubblico ufficiale  e altro…. Si scopre anni dopo che gli energumeni che si erano gettati sul ragazzino non erano manifestanti, ma funzionari della  polizia politica, la Digos (è venuto fuori che erano 80/90, arrivati pure da altre città)

E sì che qualche anno fa agli Ottoni hanno dato anche l’Ambrogino. A gennaio e poi febbraio si tornerà in quelle aule. Sappiano, giudici, Digos e compagnia bella, che gli Ottoni non saranno mai soli. Dentro o fuori delle vostre tristi aule, sfodereremo con loro una risata che vi seppellirà.  Grazie di esistere e resistere, vecchi Ottoni.