Una nuova tappa del diario di bordo dell’iniziativa “Mediterraneo Mare di Pace”, a bordo della Bamboo della Fondazione Exodus, “marciando” nel contesto della Seconda Marcia Mondiale per la Pace e la Nonviolenza.

16 novembre – Alle 11 la banchina si riempie di gente, rappresentanti di associazioni pacifiste, associazioni che si occupano di integrazione dei giovani immigrati, istruttori della Lega Navale con i loro allievi più giovani che salgono a bordo per visitare la barca. Poi ci sono i bambini assistiti dal progetto “Navigare in un mare di salute” promosso dall’Associazione per le malattie rare auto-infiammatorie e reumatologiche Remare Onlus Sicilia e dalla Lega navale italiana con le sezioni della Sicilia e della Calabria. Una di quelle iniziative che dovrebbero stare sulle prime pagine di tutti i giornali, ma purtroppo non è così. Perché? Perché le malattie rare sono appunto… rare e quindi se il problema riguarda poche persone c’è poca attenzione da parte dei media e anche da parte degli altri. Eppure queste persone, che sono una vera “minoranza”, sono qui con noi per parlare di pace, un problema che riguarda tutti. Una lezione di altruismo: persone che nonostante i loro problemi riescono a pensare agli altri.

Alle 12 arriva l’assessore alle culture Adham Darawsha che porta anche il saluto del sindaco. Avete letto bene Adham, medico palestinese, cittadino italiano dal 2017 è assessore alle culture, al plurale. Le parole sono importanti e parlare di culture significa dire che non esiste una sola cultura, ma tante e che tutte vanno conosciute, valorizzate, intrecciate. L’assessore parla di conflitti e migrazioni e di come noi, tutti noi, ci lasciamo distrarre da vane polemiche politiche mentre la gente muore. Lo ascoltiamo e intanto pensiamo a come dire ai bambini e ai ragazzi dell’Associazione malattie che purtroppo a causa del troppo vento non potremo fare con loro l’uscita in mare. Ci spiace tantissimo deluderli, ma uscire sarebbe pericoloso.

Alla fine salgono lo stesso a bordo e sembrano contentissimi anche solo di questo. Il vento da sud – accidenti a lui! – non molla ma ci consoliamo con una banchina piena di gente, di musica. Due amiche di Maurizio, il nostro angelo custode che in questi giorni di navigazione ha tenuto i contatti a terra, suonano e cantano. Ed è una festa calorosa.  Quando arrivi in un porto che hai fatto fatica a raggiungere, un’accoglienza calorosa è un piccolo ma significativo premio che ricevi con piacere. Francesco Lo Cascio, portavoce della Consulta per la Pace, corre avanti e indietro sulla banchina e rischia di fare più miglia di quelle che abbiamo fatto noi per arrivare fin qui. Palermo. Una città che, tra mille contraddizioni, tantissima fatica dal cuore del Mediterraneo non smette di lanciare messaggi di pace, dentro e fuori i confini nazionali.

Palermo è una città speciale, capitale e borgo marinaro, città multietnica da sempre, città dove sono avvenute stragi di mafia ma dove è partito il movimento per la legalità. Palermo è il posto dove ogni marinaio si sente a casa. E come se fossimo a casa; nel pomeriggio, quando la festa finisce, rimasti soli facciamo prendere aria a tutto quello che si è inumidito negli ultimi tre giorni di mare e spruzzi. Cena a Moltivolti, un locale dove l’integrazione si traduce in piatti gustosissimi, a cui facciamo giustamente onore.

17 novembre – Fa freddo. Ieri il sole scottava e stavamo in maglietta nonostante il vento, oggi dobbiamo coprirci e niente sole tra un piovasco e l’altro. Siamo liberi fino al tardo pomeriggio e trascorriamo le ore chi al computer, chi a eseguire piccoli lavori di manutenzione, chi in giro alla scoperta della città. Alle 18 Francesco Lo Cascio e Maurizio D’Amico vengono a prenderci e andiamo nel quartiere periferico della Guadagna, dove si trova l’associazione Arcobaleno 3P (Padre Pino Puglisi).

È una struttura di accoglienza faticosamente realizzata in un vecchio stabile abbandonato, dove trovano ricovero persone e famiglie di qualsiasi provenienza che non hanno casa né mezzi di sussistenza. Accreditato dal Comune come centro di accoglienza di primo livello, grazie alla generosità di privati e aiuti pubblici, accoglie famiglie italiane e rom, migranti e senza dimora italiani. Uomini, donne adulti e bambini costituiscono una piccola comunità diretta con amore ed energia da suor Anna Alonzo. Francesco, Maurizio e altri amici sono di casa e inventano serate di svago alle quali partecipano tutti gli ospiti. Partecipiamo a una serata di musica ritmica con tamburi e l’impegno e l’allegria con cui tutti (soprattutto i più piccoli) si danno da fare anche con strumenti improvvisati è molto coinvolgente. Poi tutti alla tavola della grande cucina per una spaghettata e poi ancora musica e canti. Tra noi il più scatenato è Alessandro Capuzzo, non si capisce se perché coinvolto dal ritmo e dalla personalità dei musicisti o perché felice di sapere che la sua avventura di navigazione è finalmente terminata: ci rivedremo a Livorno, ma lui ci aspetterà in banchina e gli sballottamenti tra le onde saranno solo un ricordo.

18 novembre – Fa caldo, ma le previsioni meteo-marine sono ancora brutte fino alla prossima notte, per cui decidiamo di partire martedì mattina, probabilmente con rotta verso le isole pontine per una sosta prima di risalire verso Livorno. Leggiamo dei disastri causati da questa prolungata ondata di maltempo e ci addolora molto la sorte della Signora del Vento schiantata in banchina e disalberata dalle forti mareggiate a Gaeta.  Pensiamo agli amici veneziani finiti sott’acqua. Ogni ondata di maltempo che si scatena con violenza sul nostro paese ci ricorda due cose: l’urgenza di invertire la rotta sul clima e la necessità di rispettare la Terra. Quando sei a stretto contatto con la natura e con il mare tutto questo è di un’evidenza cristallina. Guardiamo le immagini delle tonnellate di plastica che le mareggiate hanno riportato sulle spiagge e ci chiediamo quando le persone capiranno il messaggio: dobbiamo fare pace con l’ambiente.

Sentiamo notizie di tante barche che hanno subito danni nei porti di mezza Italia. Il mondo del mare è come una grande famiglia, ci si conosce un po’ tutti e ti senti sempre coinvolto nei guai altrui. Aiutarsi in mare è un imperativo categorico, imprescindibile. Una legge antica quanto la navigazione.

Alle 16 il nostro ultimo e più importante impegno istituzionale. Andiamo in Comune per partecipare alla riunione della Consulta della Pace, che deve rinnovare i suoi vertici. Siamo nella sala del Consiglio Comunale nel bellissimo Palazzo Pretorio (o Palazzo delle Aquile). Davanti a tutta la consulta e al Sindaco stendiamo il nostro striscione e raccontiamo il significato della Marcia della Pace e della nostra avventura del Mediterraneo di Pace. Palermo conferma ancora una volta di essere il centro delle iniziative sul Mediterraneo, siano esse sull’immigrazione, sulla cultura o sulla pace. Da qui, il sindaco Leoluca Orlando ha mandato una lettera al governatore di Alessandria d’Egitto; alla sindaca di Barcellona, Spagna; alla sindaca di Tunisi, Tunisia; al sindaco di Mahadia, Tunisia; al sindaco di Zarqua, Tunisia; al sindaco di Istanbul, Turchia; al sindaco di Smirne, Turchia; al sindaco di Rabat, Marocco; al sindaco di Hoceima, Marocco; al sindaco di Haifa, Israele; al sindaco di Nablus, Palestina; al segretario generale dell’Arab town Organization, al segretario generale del CCRE- CEMR (consiglio europeo delle città e delle regioni) e  al sindaco di Hiroshima per “Mayors for Peace”.

Il primo cittadino di Palermo ha scritto tra l’altro: “Vogliamo pertanto che il diritto alla Pace sia in primo luogo riaffermazione della necessità del disarmo – a cominciare dalla proibizione delle armi nucleari e della facoltà di obiezione a tutte le guerre. Vogliamo che il diritto alla Pace includa l’Ecologia nei rapporti tra gli esseri umani e la Natura.

Sogniamo un Mediterraneo libero da conflitti, libero da armi di distruzione di massa, libero da muri, frontiere, vigilanze armate, libero nella circolazione delle persone e delle idee, ponte di dialogo tra persone impegnate in un lavoro comune, Mare di Pace e non di conflitti.

Vogliamo che la zona libera dalle armi nucleari dell’Africa si estenda a tutto il Mediterraneo e all’intero Medio Oriente.

Vogliamo farci Ambasciatori della Pace, in modo organizzato e non soltanto simbolico. Le Ambasciate di Pace nascono dall’esperienza maturata nei conflitti dell’Iraq e dei Balcani; oggi vogliamo proporle in Europa e nel Maghreb. Il transito della Seconda Marcia Mondiale per la Pace e la Nonviolenza sarà occasione per la loro diffusione, coinvolgendo realtà istituzionali e di base che operano per l’affermazione dei Diritti Umani, della Solidarietà, dello Stato di Diritto, della Giustizia.

La giornata si conclude con i saluti agli amici palermitani e poi a bordo per gli ultimi preparativi e per una notte di riposo. Domattina vedremo se il Tirreno meridionale confermerà le nostre aspettative di poter veleggiare verso nord.